La sfida non è nei caminetti

«Ci sono due tipi di avventurieri – scrisse William Least Heat-Moon in Strade Blu, un classico della letteratura di viaggio – quelli che cercano l’avventura sul serio e quelli che sotto sotto sperano di non trovarla mai». Un pensiero che sembra sposarsi alla perfezione con il destino della sinistra del nostro Paese, tesa com’è da una parte a sostenere il cambiamento della società , dall’altra a fare i conti con processi e logiche che talvolta rischiano di arginare questa spinta al cambiamento.

«Ci sono due tipi di avventurieri – scrisse William Least Heat-Moon in Strade Blu, un classico della letteratura di viaggio – quelli che cercano l’avventura sul serio e quelli che sotto sotto sperano di non trovarla mai». Un pensiero che sembra sposarsi alla perfezione con il destino della sinistra del nostro Paese, tesa com’è da una parte a sostenere il cambiamento della società , dall’altra a fare i conti con processi e logiche che talvolta rischiano di arginare questa spinta al cambiamento. Le primarie del centrosinistra sono state un’occasione straordinaria di democrazia. Più di 3 milioni di persone non hanno solo indicato il proprio candidato alla guida della coalizione, ma hanno anche chiesto maggiori spazi di democrazia, trasparenza e partecipazione. Sarebbe un errore imperdonabile disperdere questo patrimonio di fiducia. Il centrosinistra deve avere il coraggio di farsi permeare dallo spirito delle primarie, a tutti i livelli e per qualsiasi decisione.
Sel esce dalle primarie con un’interessante affermazione e con il merito di aver spostato l’asse del confronto politico a sinistra. Il ruolo e l’importanza di Sel, d’altronde, emergono proprio quando più ampio è il confronto democratico. E’ accaduto a Milano, Cagliari, Rieti, Genova, in Puglia e in tante altre realtà italiane. Può accadere fra pochi mesi, quando si decideranno i rappresentanti del nuovo governo nazionale, di diverse Regioni, fra cui il Lazio, e di tante amministrazioni cittadine, compresa Roma. Sel deve anche qui, per il bene del centrosinistra, far emergere il proprio profilo innovativo e indipendente. In questi territori il centrodestra ha costruito un laboratorio politico. Un mix di populismo, neofascismo e rapporti con quei “poteri forti” che, dopo aver incassato provvedimenti come il Piano Casa regionale, in parte nuovamente impugnato dal governo nazionale, sembrano aver volto lo sguardo altrove, alla ricerca di nuovi interlocutori che consentano loro di mantenere intatto il controllo della città e della regione.
A questo disegno la sinistra ha il dovere di contrapporre il metodo della partecipazione. Non è più sufficiente riproporre “modelli Roma” o assetti calati dall’alto. Il Movimento 5 Stelle e le tante realtà politiche e associative che, anche a sinistra, cercano una soggettività autonoma, devono essere guardati con attenzione. La sinistra, in questo preciso momento storico, ha bisogno di ritrovare il suo popolo e non nuovi improbabili alleati. Non si può guardare con interesse chi ha governato con convinzione al fianco di Renata Poverini, anche se oggi cambia nome. La sinistra ha il dovere di giocarsi sino in fondo la partita, senza delegare ad altri le sue funzioni. Deve aprire se stessa al confronto e sfidare gli altri soggetti del centrosinistra alla guida delle città e delle regioni.
Il centrodestra regionale nel Lazio non è riuscito a far passare i propri progetti restauratori grazie proprio alla positiva azione dell’opposizione istituzionale e dei movimenti. Penso alla legge Tarzia o alla privatizzazione degli asili nido. O in Campidoglio dove opposizione, organizzazioni sindacali e movimenti hanno sconfitto l’arroganza di Gianni Alemanno e respinto il tentativo di privatizzazione dell’ Acea.
Sel è ormai una comunità consolidata e coesa. Anche a Roma e nel Lazio militanti, simpatizzanti, circoli, rappresentanti istituzionali, hanno condotto un lavoro prezioso di promozione di un’altra cultura politica. Un patrimonio che deve essere messo al servizio della città e della regione. Sono loro e le tante realtà sociali che vedono in questo partito un punto di riferimento, a dover decidere il ruolo di Sel anche nel nostro territorio. Abbiamo tutti il dovere di metterci al servizio di cittadini e militanti, trasferendo alla collettività i propri poteri. La stagione dei caminetti e dei tavoli chiusi è finita.
Il problema di Sel è sì vincere le elezioni, ma può farlo solo facendo tesoro degli errori commessi. Sarebbe fatale per il centrosinistra, in una fase economico sociale completamente cambiata, riproporre un “modello” che già allora ha espresso inadeguatezze. Basti pensare a quel Rutelli bis che ha consegnato Roma ad Alemanno.
Quando si accetta di affrontare un viaggio avventuroso, insomma, bisogna essere disposti a rinunciare ai comfort e a confrontarsi con i propri limiti. Altrimenti è meglio ammettere a se stessi, in tutta onestà, di aver rinunciato all’avventura.
*Capogruppo di Sel alla regione Lazio

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