Il doppio gioco di Ruby Sparks

Al cinema. La donna dei sogni di Dayton e Faris; una piccola ribelle contro repressione e patriarcato; ritorna un classico Dickens; thriller fra i ghiacci con Liam Neeson.
Il blocco dello scrittore del giovane Calvin viene risolto dalla creazione di un nuovo personaggio. Buffa e irresistibile, piena di storie e sempre in armonia con lui, che arriva a un passo dalla follia

Al cinema. La donna dei sogni di Dayton e Faris; una piccola ribelle contro repressione e patriarcato; ritorna un classico Dickens; thriller fra i ghiacci con Liam Neeson.
Il blocco dello scrittore del giovane Calvin viene risolto dalla creazione di un nuovo personaggio. Buffa e irresistibile, piena di storie e sempre in armonia con lui, che arriva a un passo dalla follia

RUBY SPARKS DI JONATHAN DAYTON E VALERIE FARIS, CON ZOE KANAN E DEBORAH ANN WOLL, USA 2012

Variazione sul tema la donna dei sogni, declinata al maschile come la migliore tradizione letteraria di ogni epoca vuole, Ruby Sparks, tra i titoli di punta della Piazza Grande, all’ultimo festival di Locarno, segna il ritorno sugli schermi della coppia Jonathan Dayton e Valerie Faris, autori del fortunatissimo Little Miss Sunshine. E il riferimento letterario è ancora più evidente visto che il protagonista è un giovane scrittore, schiacciato dal successo del suo esordio che seppure giovanissimo è come se avesse detto tutto e, ovviamente, non riesce a scrivere nulla. E la vita «reale» non è meglio, amori frantumati e ansie di ogni tipo, persino il cane lo guarda come un pazzo… Perciò, consigliato dall’immancabile analista, comincia fantasticare su un personaggio che è anche, o soprattutto incarna il suo ideale di donna. Molto maschile, almeno rimanendo in tradizione letteraria, Dante e Petrarca basterebbero con le loro Beatrici e Chiare, o i Pigmalioni che adorano le fanciulle con la boccuccia semi aperta ascoltare l’affabulazione delle loro vite.
Calvin Weir Fields, il nostro scrittore, comincia a darsi da fare e dai suoi tasti frenetici nasce Ruby Sparks (Zoe Kazan). Irresistibile, buffa, tenera, innamoratissima, piena di storie, sempre in armonia con lui, il gioco lo sopraffa al punto che il mondo fantastico diviene quello reale e un giorno al parco eccola lì, Ruby Sparks, «vera» anzi verissima, una cosa assurda ma anche molto eccitante e a un passo dalla follia. Ruby è lui, è tutta per lui che può controllarne i pensieri, i movimenti, le parole, persino la lingua. Ma cosa succede se a un certo punto Ruby comincia a pensare a se stessa? E davvero quel potere può bastare a tenerla con sé, a farli felici?
Anche il personaggio che esce fuori dalle pagine ribellandosi al suo autore non è una novità, e la grazia di un Queneau è piuttosto unica, ma i due registi non sembrano avere la sufficiente leggerezza per tenere il gioco, pur ammiccando a una certa patina «contemporanea», alla Michel Gondry per capirci, di cui però Dayton e Faris non condividono universi e visualità.
Forse perché nonostante la dimensione fantastica, Ruby Sparks, guarda più alla realtà conflittuale dei sentimenti, del vivere in coppia, delle paure e fragilità nel sentimento amoroso che nessun controllo totale però potranno mai risolvere.
È forse questo che rende a tratti il film irritante, insieme a un eccesso di «tipizzazione» che i due registi attuano sui personaggi, tutti quanti sintesi di nevrosi amorose, archetipi quasi di infinite possibili storie. La scommessa è un po’ quella di raggiungere una corrispondenza tra meccanismi dell’immaginare, «essere nella testa» dello scrittore e nel movimento ineffabile dei sentimenti, e però è una dimensione in cui Dayton e Faris, una coppia di artisti – e molto hanno raccontato trae ispirazione dalla loro esperienza – non sempre sembrano a loro agio.
Rimane quel tono aggraziato e a tratti sognante di un quasi romanzo di formazione, e di vita dove sempre si può ricominciare, ma soprattutto Zoe Kazan che è stupenda. Il film vive con lei, con la sua Ruby Sparks, indipendente anche dalla macchina da presa.

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