Ci troviamo – noi della sinistra sparsa e liquida – ad una stretta: da una parte un partito, il Pd, impegnato a ricostruire una sua funzione centrale nel sistema dei poteri forti romani, dall’altra un movimento-partito, il movimento 5 Stelle, che canalizza ogni forma di protesta . Noi siamo in mezzo, privi di visibilità e divisi da personalismi e da micro identità che i cittadini non capiscono .
Ci troviamo – noi della sinistra sparsa e liquida – ad una stretta: da una parte un partito, il Pd, impegnato a ricostruire una sua funzione centrale nel sistema dei poteri forti romani, dall’altra un movimento-partito, il movimento 5 Stelle, che canalizza ogni forma di protesta . Noi siamo in mezzo, privi di visibilità e divisi da personalismi e da micro identità che i cittadini non capiscono . E’ evidente a tutti che di questo passo andremo incontro a una ennesima sconfitta. E tale sconfitta, com’è evidente, consegue direttamente dall’incapacità di comprendere e dare voce politica ai nuovi bisogni e alle sofferenze delle persone in carne ed ossa che abitano questa città.
Ma deriva anche dalla generale incapacità della sinistra, che vuole fornire questa voce e contrastare i vecchi poteri dominanti, di presentarsi come una forza unitaria, non litigiosa, credibile, autorevole. Questo vale per Roma come per il resto d’Italia.
Ebbene, crediamo sia necessario un soprassalto di responsabilità. Dobbiamo essere tutti consapevoli che, se verremo sconfitti, non soltanto i movimenti e i molteplici fermenti romani subiranno un arretramento, ma anche Roma verrà riconsegnata agli stessi poteri che l’hanno saccheggiata e sfigurata negli ultimi 15 anni. Dobbiamo sapere, fin da ora, che una parte di responsabilità di quanto può accadere ricadrà su di noi. E i cittadini romani non lo dimenticheranno. Una lunga esperienza ci dice che a Roma nessuna lista alternativa potrà avere successo da sola. E se anche, in termini elettorali, avesse una qualche affermazione a che servirebbe? Ad eleggere una o due persone, docili ostaggi di un governo cittadino avverso. E d’altro canto non possiamo neanche pensare di lavorare solo in funzione della scadenza elettorale. Dobbiamo ragionare anche sul dopo, altrimenti sarà un lavoro “a perdere”. La prossima volta, dovremmo ricominciare daccapo, come è già successo. Roma ha bisogno di una sinistra anche per gli anni venturi!
Se è vero che “cambiare si può”, allora passiamo dalle intenzioni ai fatti. Cambiamo a partire dalle nostre storiche divisioni, dai nostri linguaggi, dalle nostre rappresentazioni, dal considerarci, ognuno di noi, il vero e solo interprete del disincanto e degli interessi popolari. Soli non si va da nessuna parte. Non soltanto perché non basterebbero i voti, ma perché solo facendo politica insieme, cambiamo la natura ormai elitaria della politica stessa riusciamo a parlare ai cittadini delusi e spesso pieni di rancore.
Facciamolo, dunque, questo sforzo e dimostriamo veramente che cambiare si può, a partire dalle prossime elezioni comunali a Roma. Rinunciamo ai nostri piccoli e polverizzati egoismi. Proviamo a creare la situazione che si verifica dopo un terremoto, quando cittadini che un attimo prima non si conoscevano, solidarizzano tra loro nello sforzo comune di ricostruzione di un paesaggio scomparso. Serve un passo indietro per sperare di poterne fare due in avanti.
Ogni soggettività in campo rinunci ai propri propositi di partenza, all’idea di una sua lista e di un suo candidato sindaco, e si metta a disposizione per condividere uno spazio e un progetto politico comuni. Abbiamo bisogno di rendere visibile e attraente un’alternativa al blocco di potere dominate, il quale si sta riorganizzando attorno al “partito del mattone”, grazie a un’ alleanza “centrista” che ha il suo asse nel Pd romano e nello schieramento vaticanista. Se non vogliamo rimanere schiacciati nella tenaglia tra questa prospettiva e il movimento di Grillo, occorre fare un salto di qualità nella proposta politica. E’ necessario costruire le condizioni per una lista unitaria di cittadinanza aperta alla collaborazione e cooperazione con le forze politiche che cercano una alternativa a un passato disastroso.
Serve urgentemente un tavolo di discussione che convochi gli Stati Generali della sinistra politica e sociale romana, dei vari movimenti attivi nella città, dove si lavori tutti insieme ad un fronte comune e a un programma condiviso. Altrimenti “Cambiare si può” diventa l’ennesimo slogan dei “meritevoli impotenti”. Se imbocchiamo questa strada potremo incontrare anche un leader autorevole e prestigioso che si assuma la responsabilità di guidare un tale percorso.
*La Roma che vogliamo
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