Un muro di polizia ferma a Wall Street il movimento

ANNIVERSARIO DI OCCUPY
Il «muro umano» che Occupy Wall Street intendeva formare intorno alla borsa newyorkese, a un anno esatto dall’inizio dell’occupazione di Zuccotti Park, poco ha potuto con il muro di polizia che aspettava l’arrivo dei manifestanti fin dalle prima ore dell’alba. A seguito di un week end di celebrazioni pro-Occupy sostanzialmente pacifiche anche se costellate di parecchi arresti, il lunedì mattina è arrivato con la downtown di Manhattan completamente presidiata dagli uomini in blu. A cavallo, in bici, a bordo di macchine e furgoni.

ANNIVERSARIO DI OCCUPY
Il «muro umano» che Occupy Wall Street intendeva formare intorno alla borsa newyorkese, a un anno esatto dall’inizio dell’occupazione di Zuccotti Park, poco ha potuto con il muro di polizia che aspettava l’arrivo dei manifestanti fin dalle prima ore dell’alba. A seguito di un week end di celebrazioni pro-Occupy sostanzialmente pacifiche anche se costellate di parecchi arresti, il lunedì mattina è arrivato con la downtown di Manhattan completamente presidiata dagli uomini in blu. A cavallo, in bici, a bordo di macchine e furgoni. Spesso in tenuta anti riot e, dall’alto, assistiti da un paio di elicotteri. Le prime stime vanno da qualche centinaio a più di mille dimostranti (verso le 11 di mattina di parlava già di un centinaio di arresti), che inizialmente hanno cercato di confluire a Wall Street da piu’ punti e poi, bloccati dalle barriccate della polizia, si sono ridiretti più su, verso Foley Square o verso il Bowling Green e Battery Park, all’estremità meridionale dell’isola. Il suo perimetro circondato di transenne, Zuccotti Park, era virtualmente inaccessibile – il sindaco Bloomberg, che ha sempre visto con molto fastidio Occupy Wall Street, evidentemente non voleva correre rischi di un revival.
Altri eventi, in altre parti di Manhattan, erano previsti nel corso della giornata, per segnare il primo anniversario dell’occupazione. Ma oggi New York sembra chiaramente meno partecipe nei confronti del movimento di quanto lo era stata l’autunno scorso, specialmente in occasione della grande marcia che aveva unito occupiers, studenti, sindacati, accademici, artisti… e moltissimi cittadini. Eppure sarebbe sbagliato pensare che la cause del 99% sia diventata secondaria. Anzi.
Se, mentre le piazza mediorientali bruciano sugli schermi TV e I toni della campagna elettorale diventano sempre più aspri, l’anniversario di Occupy pare a molti un’urgenza minore, per cui non è più il caso di scendere in strada, è stato il messaggio centrale del movimento, e cioè la denuncia dell’ingiustizia sociale ed economica, a dare veramente corpo a questa stagione elettorale. Occupy ha rifiutato, e continua a rifiutare, l’interazione con la politica istituzionale, Ma è specialmmente attraverso quel messaggio che si sono cristallizzate le profonde differenze tra cosa significherà votare per Obama e per Romney, il novembre prossimo. Senza Occupy, la differenza tra ricchi e non non sarebbe mai diventata un soggetto abituale di dibattito nei TG. Il tono populista che ha segnato la recente Convenzione democratica, a partire dal discorso di Bill Clinton, deve molto ai temi di Occupy. Ed Elizabeth Warren, la professoressa di Harvard che ha ideato per Obama un’agenzia governativa destinata a proteggere I cittadini dagli abusi di Wall Street, potrebbe diventare il prossimo senatore del Massachusetts (la sua battaglia elettorale contro il repubblicano Scott Brown è uno dei grandi cliffhanger dell’anno). In un certo senso, si potrebbe dire che, nella corsa per la rielezione, Obama stesso ha finalmente trovato la voce giusta quando ha iniziato a muoversi in quella direzione. Senza contare che alcuni dei suoi più feroci spot anti-Romney sono diretti proprio al suo curriculum di tycoon capitalista.

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