SCUOLA Da Bologna parte la mobilitazione in tutta Italia

Il nodo: quale confronto con «la politica», se la condizione attuale è l’approdo di due decenni di «riforme»? Comincia oggi, con il presidio dei precari sotto il Miur contro il famigerato concorso voluto dal ministro Profumo, la mobilitazione del mondo della scuola.

Il nodo: quale confronto con «la politica», se la condizione attuale è l’approdo di due decenni di «riforme»? Comincia oggi, con il presidio dei precari sotto il Miur contro il famigerato concorso voluto dal ministro Profumo, la mobilitazione del mondo della scuola. Domani si aggiungeranno alla protesta i cosiddetti «inidonei», i docenti obbligati a diventare amministrativi o tecnici, se non addirittura dichiarati in soprannumero da un decreto inserito nella spending review, per sole ragioni di salute. Il presidio andrà avanti fino a domenica 9, giorno in cui il coordinamento dei precari terrà un’assemblea nazionale, per confluire lunedì 10 nella mobilitazione più generale contro la legge Aprea a Montecitorio, mentre è in discussione la «953». A Bologna, nel frattempo, il 7 si terrà la conferenza stampa che annuncia la partenza della raccolta firme per il referendum sul finanziamento alle scuole d’infanzia private. Di questa iniziativa il Comitato promotore «Articolo 33» intende fare un modello da diffondere e replicare in quanti più Comuni possibile.
L’incontro nazionale organizzato dall’associazione «Per una buona scuola della Repubblica», l’altroieri a Bologna, ha lanciato le prime mobilitazioni sulla base di un appello comune stilato nella stessa giornata, leggibile su carta e online, nel quale spicca l’appoggio reciproco alle iniziative. Numerose le associazioni e i comitati partecipanti all’incontro, i Tavoli regionali di Toscana e Lazio, Prc, Fds e Idv, e docenti e genitori a titolo personale.
Una settimana fitta che prelude, nelle intenzioni, all’organizzazione di un’assemblea nazionale domenica 23 settembre a Roma (il giorno prima del concorso). Quattro i nodi che Antonia Sani, dell’Associazione promotrice, lancia in apertura come prioritari dopo le decisioni prese in agosto da governo e consorteria varia. Oltre ai tre già denunciati dalle mobilitazioni – Concorso, legge Aprea e scuole d’infanzia – anche il Servizio Nazionale di Valutazione, approvato sempre il 24 agosto. Corrado Maugeri, Fds nazionale, puntava il dito sulla «953» come l’approdo dell’idea forte del Pd sulla scuola cominciato con la riforma Berlinguer e la Bassanini sull’autonomia. In linea con la politica più generale del «meno stato, più mercato», meno diritti, aziendalizzazione e controllo autoritario del governo mediante una burocrazia sempre più invasiva.
Bruno Moretto, Scuola e Costituzione di Bologna, vi ha aggiunto il sistema di valutazione, che esautora le scuole consegnandole mani e piedi all’Invalsi e alle successive indicazioni ministeriali. Un altro tassello della «selezione di classe», in cui la partita delle scuole d’infanzia rientra a pieno titolo. Alessandro, insegnante precario, riconnette precarizzazione del diritto allo studio e al lavoro. Tanti gli interventi della giornata, molta convergenza nelle analisi, ma non sul modo di procedere. Dopo la pubblicazione dell’appello e le mobilitazioni una parte – fra cui Maugeri, Sani, Marcello Vigli – spostano l’attenzione sull’organizzazione di un seminario sull’«autonomia» e sulla necessità del confronto con le forze politiche. Diversi altri invece – da Piero Castello, Coordinamento delle elementari di Roma, presente a titolo personale, a Carlo Salmaso, Comitato Genitori insegnanti di Padova, a Beppe Zambon, Cesp di Bologna – sottolineano la necessità di una pratica sociale quotidiana come l’abc della costruzione delle mobilitazioni, troppo poco discussa in quella che invece sarebbe stata la sede più adatta.
L’esempio poco ricordato è il referendum sull’acqua pubblica, citato da Antimo Santoro, insegnante delle superiori e Cobas di Bologna, per sottolineare il percorso di costruzione di quel successo. Proprio «l’Urlo della scuola», nel marzo scorso, ha dato la parola in apertura ad Alex Zanotelli, «padre» di quell’iniziativa capace di seminare una cultura della partecipazione come non si vedeva da tempo, costruita passo passo quotidianamente, nei quartieri, nei mercati, nelle scuole, fino ai paesi più sperduti. Un successo clamoroso con il quale le forze politiche si sono dovute confrontare, dopo aver costruito quel potere contrattuale. Un precedente da cui non può prescindere (su proposta di Loredana Fraleone, del Prc) nemmeno l’ipotesi di una manifestazione nazionale.

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