Nelle accademie il neoliberismo ora è «post»

Molte cose stanno cambiando nel Nuovo Mondo. L’America latina vive una esperienza inedita a livello politico e il nuovo vento progressista riguarda la maggior parte dei paesi. In Argentina, paese emblema del fallimento delle politiche neoliberiste, il decennio trascorso ha registrato un tasso di sviluppo molto elevato e un riassorbimento significativo della disoccupazione.

Molte cose stanno cambiando nel Nuovo Mondo. L’America latina vive una esperienza inedita a livello politico e il nuovo vento progressista riguarda la maggior parte dei paesi. In Argentina, paese emblema del fallimento delle politiche neoliberiste, il decennio trascorso ha registrato un tasso di sviluppo molto elevato e un riassorbimento significativo della disoccupazione. Ma soprattutto qui non domina nella politica e nell’accademia il pensiero unico neoliberista. Anzi, ormai si parla frequentemente di post-neoliberismo. A parte l’orribile successione di prefissi (sarebbe il caso di inventare un termine nuovo) questo vuol dire che c’è un diverso modo di pensare anche sul piano scientifico. Ho assistito all’Istituto Gino Germani di Buenos Aires a un seminario su “Unionism in Postneoliberal Latin America”. Naturalmente non è tutto rose e fiori. Nel seminario si lamentavano anche ritardi e collusioni nel sindacato. Ma mentre da noi le fabbriche chiudono nell’impotenza dei lavoratori e dei sindacati e nell’indifferenza generale, in Argentina da dieci anni resistono le “fabbriche recuperate”, abbandonate dai padroni e gestite dai lavoratori.
Molte cose che da noi sembrano un tabù in Argentina sono pratica e proposta politica operante. Penso alla spesa pubblica e all’intervento per lo sviluppo e per il welfare. Qui il keynesismo non una è parolaccia. E l’estensione del sistema di welfare pubblico ha riguardato anche le pensioni, mentre il sistema pensionistico è stato ri-statalizzato. Così come sono stati nazionalizzati grandi monopoli anche stranieri. All’interno di una tradizione che ha riconosciuto grande valore all’istruzione c’è ora un intervento a vantaggio della scuola pubblica, compresa l’università che, come ha sottolineato Michael Burawoy, presidente dell’ International Sociological Association, è statale, senza limiti agli accessi e senza tasse di iscrizione. C’è anche un piano per lavori socialmente utili, con incentivi positivi al lavoro e non punitivi come nel caso del workfare. Non c’è da meravigliarsi quindi se il consenso è molto elevato.
Non è che manchino problemi, a cominciare da una inflazione molto alta, peraltro connessa alla spesa pubblica. Il tutto è complicato dal mancato superamento di pratiche clientelari che aggravano la situazione. E molte critiche della sinistra (come la denuncia dei fenomeni di impoverimento legati al costo della vita) sono giuste. Ma mi sembra che lo siano di meno quelle di personaggi come E. Phelps (premio Nobel) che se n’è uscito con una sparata sul giornale della destra, La Nacion, paragonando la situazione dell’Argentina a quella della Grecia. Mentre un altro premio Nobel, J. Stiglitz, sul giornale indipendente Pagina 12 suggeriva all’Europa di apprendere dall’Argentina di oggi. Non sappiamo come andrà a finire ma è certo che le ricette neoliberiste proposte per la Grecia dall’Europa (con buona pace di Phelps) hanno già mostrato in Argentina la loro orribile natura.

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