Grillo accusa media e politici “Istigano qualcuno a eliminarmi”

E cita gli anni di piombo. Pdl e Pd: teppistello narciso   

E cita gli anni di piombo. Pdl e Pd: teppistello narciso   

ROMA — «Mi vogliono eliminare. Contro di me il rito dell’odio da parte dei media, aizzatori di professione». L’ultimo postpensiero di Beppe Grillo parafrasa George Orwell. Evoca gli anni del terrorismo. E suscita reazioni bipartisan dal mondo politico. L’inizio del blog di ieri fa il verso al romanzo “1984”: il nemico pubblico numero uno da odiare nel libro era Emmanuel Goldstein, nel post è Beppe Grillo stesso. «Il nemico del Popolo». «Il rinnegato ».
«Il rito quotidiano dell’Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti — aggiunge Grillo — sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente. Lo scopo è creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo. Non discutono mai nel merito, insultano, fomentano con l’obiettivo di isolare, infamare, distruggere». «E dopo — si chiede — cosa verrà? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli Anni di Piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina». Il j’accuse intitolato “Due minuti d’odio” (al giorno, s’intende), non cita mai con precisione chi siano gli “aizzatori di professione”: li aveva già individuati, del resto, nel blog di Ferragosto. «Da mesi — bloggava Grillo il 15 agosto — con un ritmo sfiancante, i quotidiani e le testate online diffondono odio su di me e sul MoVimento 5 Stelle». «Il segnale dell’inizio delle ostilità — precisava Grillo — è stata la vittoria di Parma. Da allora, l’informazione italiana ha un solo bersaglio: il M5S. Chi ne fa parte è diventato un illuso o uno scarafaggio, un “cafard” da denigrare, da eliminare dalla vista degli italiani».
L’accusa del leader di M5S ai media di istigargli odio dopo la conquista del Comune di Parma ha sollevato le reazioni del mondo politico, da destra e da sinistra. «Il dispensatore di insulti h24 Beppe Grillo — attacca Dario Ginefra, del Pd — gioca a far la vittima per continuare a far parlare di sé contestando ai media “due minuti di odio al giorno”». «È un po’ masaniello, un po’ piagnone », chiosa il senatore democratico Roberto Di Giovanpaolo. «Il comico, con il suo linguaggio, ricorda proprio quello tristemente noto dei cattivi maestri degli Anni di Piombo», sottolinea il deputato fli, Deodato Scanderebech. «È un’altra trovata mediatica a giustificazione del calo dei suoi consensi, della sua presa su un elettorato disorientato», commenta l’eurodeputato Potito Salatto, di Fli. «Vittimismo fuori luogo», osserva Osvaldo Napoli, del Pdl. E aggiunge: «Ma quale fascista, è un teppistello di quartiere in cerca di notorietà. Pensare che i giornali aizzino i cittadini indicando il leader di M5S come bersaglio è ridicolo se l’accusa proviene da chi, come Grillo, lancia quotidianamente minacce ben più sanguinose». Alla “minacciosa” conclusione del post di Grillo («Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere»), ribatte su Twitter Anna Maria Bernini, del Pdl: «Lo psico comico — twitta — fa il perseguitato e si prenota poltrone in Parlamento. Ma per lui non eravamo tutti “larve ben pagate”? Bene: allora benvenuto e… beato tra le larve!».

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