MADRID — In gennaio avrebbe compiuto 98 anni. Invece se n’è andato ieri, durante la siesta, come un vero spagnolo del secolo scorso. Santiago Carrillo era stato per 38 anni la spina nel fianco del Generalissimo Francisco Franco. Il suo Partito Comunista Spagnolo clandestino era l’unico (assieme all’Eta basca) capace di mantenere viva una qualche opposizione alla dittatura. Vinse la sua sfida con il Caudillo, vide la libertà tornare in Spagna, ma perse l’appuntamento con il potere.
MADRID — In gennaio avrebbe compiuto 98 anni. Invece se n’è andato ieri, durante la siesta, come un vero spagnolo del secolo scorso. Santiago Carrillo era stato per 38 anni la spina nel fianco del Generalissimo Francisco Franco. Il suo Partito Comunista Spagnolo clandestino era l’unico (assieme all’Eta basca) capace di mantenere viva una qualche opposizione alla dittatura. Vinse la sua sfida con il Caudillo, vide la libertà tornare in Spagna, ma perse l’appuntamento con il potere.
Ci sono tre immagini che più di tutte segnano la vita pubblica di Santiago Carrillo. Una è del 1936. La foto è sgranata, lo si vede, giovane comunista, arringare una folla strabordante dalle gradinate della Plaza de toros di Madrid. Pare di sentire il gracidio del suo microfono. Si vedono le cinture che reggono i pantaloni a mezza pancia, corpi di contadini appena inurbati, gel sui capelli, la passione per l’idea di un mondo nuovo che si tocca con mano. I cannoni di Franco, i bombardieri italiani e tedeschi avrebbero spezzato quel sogno nel giro di tre anni.
Un’altra foto è di 40 anni più vecchia. C’è un Carrillo un pò appesantito, vestito con giacca, cravatta e panciotto di tweed, come un solido industriale. Ha occhiali fumé e una parrucca riccia che diventerà mitica. E’ il travestimento che il comunista in esilio ha scelto per rientrare in patria. Franco, il nemico, è appena morto. C’è nell’aria la sensazione che la Spagna possa finalmente voltare pagina. La pressione internazionale rende possibile il cambio di regime e la scelta europeista del comunismo occidentale guidato dall’amico italiano Enrico Berlinguer rende il suo Partito un interlocutore affidabile. Carrillo vuole esserci, contribuire alla Transizione, e, dopo i galloni dell’esiliato, vuole guadagnare anche quelli del prigioniero politico. Finisce in carcere come voleva, ma ne esce subito come sperava. La Spagna davvero sta cambiando.
La terza foto è del 23 febbraio 1981. E’ scattata nell’aula grande del Congresso dei deputati di Madrid. Carrillo ha già 66 anni. All’appuntamento elettorale il suo Partito Comunista ha deluso, ormai è chiaro che la sua parabola è al tramonto. Confluirà nel Partito socialista di Felipe Gonzalez. Ma in quel 23 febbraio la tempra dell’esule e resistente emerge fierissima. Davanti alla pistola del colonnello golpista Antonio Tejero, solo tre spagnoli disobbediscono al militare. Uno è Carrillo. Con gli altri parlamentari pancia a terra o nascosti tra i banchi, il vecchio comunista accende una sigaretta. Questa volta, sembra dire il suo sguardo tranquillo, la storia è dalla mia parte.
Andrea Nicastro
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