Pussy Riot, sale la tensione

MOSCA Si moltiplicano gli appelli, oggi la sentenza

MOSCA Si moltiplicano gli appelli, oggi la sentenza
Le tre ragazze rischiano tre anni in un campo di lavoro, mentre la polizia potenzia i controlli. La lettera di Paul McCartney Cresce la tensione a Mosca a poche ore dal pronunciamento della sentenza del tribunale che giudica le tre giovani appartenenti al collettivo punk russo delle Pussy Riot. Nadia Tolokonnikova, Katya Samutsevich e Maria Aliokhina, sono sotto processo per «teppismo motivato da odio religioso» dopo aver inscenato il 21 febbraio una protesta anti Putin sul sagrato della basilica di Cristo Salvatore, culmine di una serie di proteste contro il governo su web e in diversi punti di Mosca. E si moltiplicano le azioni a favore delle ragazze, come quella di diciotto sostenitori della band che mercoledì, proprio sul sagrato della basilica hanno manifestato per loro: passamontagna colorato (il simbolo delle Pussy..), cartelli con la scritta «beati i misericordiosi». Ora – secondo la nuova legge sulle manifestazioni approvata la scorsa primavera – rischiano una multa fino a 20 mila rubli e una condanna a 50 ore di servizi sociali.
E proprio per timore che l’eventuale condanna delle Riot provochi reazioni ancora più pesanti, la polizia moscovita ha fatto sapere di aver potenziato i controlli nei dintorni del tribunale e in tutte le piazze del centro città, oltre ad aver messo a punto «misure di sicurezza» per il giudice incaricato del processo, Maria Sirova,e la sua famiglia.
A supportare la causa delle Riot anche un gruppo di intellettuali russi, tra cui il politico Leonid Gozman e l’economista Mikhail Dmitriev, che hanno indirizzato una lettera al presidente Putin chiedendo la grazia. Meno accomodante lo scrittore Boris Akunin, che convoca per oggi alle 15 (l’ora per cui si attende la lettura della sentenza) davanti al tribunale tutti i supporter. «Basta proteste virtuali su internet – sottolinea Akunin – bisogna scendere in piazza». Sul fronte musicale alla lista dei «colleghi» sostenitori delle Pussy Riot, partendo da Madonna, Red Holi Chili Peppers, Who fino a Scissor Sisters, Peaches e Björk, si aggiunge Paul Mc Cartney: «Nel mondo civile – si legge nella lettera indirizzata a loro indirizzata dall’ex Beatles – è consentito ai cittadini esprimere le proprie opinioni, almeno finché le stesse non offendano nessuno. Credo che questo sia il modo migliore che ogni società possa adottare. Spero che teniate duro, consapevoli del fatto che tanta altra gente che come me crede nella libertà della parola, continui a fare il possibile per sostenervi e sostenere il concetto di libertà artistica».
È questione di ore per la sorte delle tre artiste; l’accusa chiede tre anni in un campo di lavoro, mentre la difesa dichiara che qualsiasi sentenza tranne la «non colpevolezza» verrà giudicata illegale, minacciando in caso contrario di far ricorso alla Corte europea dei diritti umani per le condizioni inumane in cui le imputate sono detenute.

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