Non ce l’ha fatta l’ex operaio che si diede fuoco a Montecitorio

La sua ultima agonia è durata otto giorni, tanti quanti il suo corpo ha resistito alle ustioni che si era auto inflitto, dandosi fuoco davanti a Montecitorio. Angelo Di Carlo (nella foto) è morto all’alba di ieri. Originario di Anguillara, provincia di Roma, 54 anni, due mesi fa aveva perso il suo posto di operaio specializzato in una ditta di pellame di Forlì e prima ancora sua moglie.

La sua ultima agonia è durata otto giorni, tanti quanti il suo corpo ha resistito alle ustioni che si era auto inflitto, dandosi fuoco davanti a Montecitorio. Angelo Di Carlo (nella foto) è morto all’alba di ieri. Originario di Anguillara, provincia di Roma, 54 anni, due mesi fa aveva perso il suo posto di operaio specializzato in una ditta di pellame di Forlì e prima ancora sua moglie. E dalla precarietà economica era passato alla povertà. Solo, con un figlio appena maggiorenne da mantenere, era in rotta anche con i tre fratelli per una questione di eredità. La notte dell’11 agosto, dopo aver vagato per Roma ed essersi acquattato a lungo in un angolo di piazza Montecitorio, si era rovesciato addosso un litro e mezzo di benzina, che aveva incendiato con un accendino. L’uomo torcia aveva provato a correre verso l’ingresso del palazzo della politica per portavi la sua protesta disperata. Pochi passi ed era caduto per l’atroce dolore. In 20 secondi le fiamme hanno mangiato l’85% del suo corpo con ustioni di secondo e terzo grado, prima che i carabinieri di guardia alla Camera intervenissero con gli estintori. La sua stessa identificazione era stata complessa. Durante la settimana di ricovero nel reparto grandi ustionati al Sant’Eugenio non ha mai riperso conoscenza. Al figlio aveva lasciato una lettera e 160 euro, quanto si poteva permettere.
In memoria dell’ex operaio gli amici — e in molti casi compagni di precariato — hanno promosso via web una veglia silenziosa, senza slogan né bandiere, ieri sera in piazza a Forlì «per ricordare quanto abbiamo bisogno ancora di uomini dal cuore grande come Angelo». «È una cosa molto triste, non ci sono parole», commenta il ministro del Welfare, Elsa Fornero. Antonio Di Pietro parla di giorno di lutto e sconfitta dello Stato. Francesco Giro (Pdl), definisce l’epilogo un «drammatico monito per noi politici di fronte alla crisi», mentre il suo collega del Pd, Mario Adinolfi, vuole chiedere al presidente della Camera una commemorazione in aula alla ripresa dei lavori. Solidarietà al figlio esprimono il governatore del Lazio, Renata Polverini, e il capogruppo del Pd al Campidoglio Esterino Montino.
Fulvio Fiano

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