«L’hanno uccisa per la sua mente e per i suoi studi»

Volevano fargli fare la sua stessa fine. Il regime dell’apartheid aveva riservato ad Albie Sachs una morte identica a quella di Ruth First: anche il giudice sudafricano si trovava in esilio nella capitale del Mozambico quando una bomba esplose sotto la sua auto. Era il 1988, sei anni dopo l’assassinio della First, con la quale aveva condiviso decenni di militanza e di lotte per la libertà  e l’uguaglianza.

Volevano fargli fare la sua stessa fine. Il regime dell’apartheid aveva riservato ad Albie Sachs una morte identica a quella di Ruth First: anche il giudice sudafricano si trovava in esilio nella capitale del Mozambico quando una bomba esplose sotto la sua auto. Era il 1988, sei anni dopo l’assassinio della First, con la quale aveva condiviso decenni di militanza e di lotte per la libertà  e l’uguaglianza. Lui si salvò per miracolo, ma l’attentato dei servizi segreti sudafricani gli fece perdere un braccio e lo rese cieco da un occhio. Nelson Mandela, appena scarcerato da Robben Island, lo nominò nella Corte Costituzionale del Sudafrica, dove Sachs sarebbe diventato uno dei massimi fautori della nuova Costituzione post-apartheid, scrivendo sentenze memorabili per il suo paese, tra cui quella per il riconoscimento dei matrimoni gay, nel 2005.
Quali sono i suoi ricordi più intensi di Ruth First a trent’anni dalla sua morte?
Quando sento quel nome mi ritornano in mente il suo viso, la sua voce potente, la sua intelligenza acutissima. Era una persona estremamente ricca di talento, dai mille interessi e dal grande impegno civile. Dell’Italia ricordo per esempio il suo grande interesse per Pasolini, ne era affascinata, ricordo quanto ne abbiamo discusso e quanto fosse attratta dal suo trasporto nei confronti degli “ultimi”. Non dimenticherò mai la sua ampiezza di vedute, il suo cuore grande e il suo enorme impegno per la giustizia.
Viveva in esilio da molti anni e si dedicava alla ricerca. Perché il regime decise di ucciderla?
Moltissimi sudafricani sono morti durante l’apartheid, a causa di uccisioni indiscriminate, torture, omicidi mirati. Ruth fu presa di mira e uccisa per la sua mente, per le sue idee politiche, per la passione e il potere gentile che continuava a esercitare anche in esilio. Per il regime costituiva una minaccia e per questo decisero di zittire la sua voce di intellettuale. E poi ci terrei anche a sottolineare un altro aspetto: il fatto che quella voce giungesse da una donna rappresentava un’ulteriore sfida al regime di Pretoria, che lo riteneva un doppio tradimento. I bianchi, secondo il loro punto di vista, dovevano difendere e non combattere l’apartheid, e le donne non avevano titolo, sempre secondo loro, di prendere parte alla lotta politica.
Che contributo ha portato Ruth First nella lotta all’apartheid?
La sua mente vivace, la sua determinazione e le sue capacità organizzative, il suo spirito critico e le sue grandi doti di studiosa. Queste qualità è riuscita a metterle a frutto al meglio nel giornalismo, nella carriera accademica e nell’attivismo politico.
Cosa pensa dell’evoluzione attuale della società sudafricana? Ritiene che i vostri sogni si siano infine avverati?
Abbiamo ottenuto notevoli risultati. Siamo riusciti ad abbattere le fondamenta dell’apartheid, dell’intero sistema di disuguaglianze sul quale si reggeva il paese, abbiamo una Costituzione molto evoluta, che ha riconosciuto appieno la dignità umana abolendo la pena di morte. Abbiamo stabilito di consentire per esempio il matrimonio tra coppie omosessuali, siamo riusciti a garantire una grande libertà di stampa, elezioni regolari e sindacati molto attivi. Le persone vengono da tutto il mondo per osservare da vicino quello che siamo riusciti a fare e per trarne un esempio. Ma continuiamo ad avere molti gravi problemi. La diseguaglianza sociale resta a livelli elevati, troppo elevati, la disoccupazione è molto alta e il tasso di criminalità quasi inaccettabile. Senza dimenticare la corruzione. La società sudafricana continua a lottare. Credo che le nostre istituzioni riusciranno a garantire i diritti fondamentali e la libertà di espressione. Nel nostro paese il potere giudiziario è indipendente e il sistema politico vitale: riuscirà a far fronte al dilagare della povertà e della corruzione.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password