IL NICHILISMO DEI PIROMANI

Italia mia, benché il parlar sia indarno e lo scrivere anche, io sto qui, con la penna sospesa sul foglio, e mentre nel bel corpo tuo la piaga mortale del fuoco divampa, cerco ugualmente di esprimere il mio stato d’animo. Bruciano i luoghi più belli, le pinete e i parchi, e io non posso farci nulla, posso esprimere solo il mio sconcerto e il mio sconforto.

Italia mia, benché il parlar sia indarno e lo scrivere anche, io sto qui, con la penna sospesa sul foglio, e mentre nel bel corpo tuo la piaga mortale del fuoco divampa, cerco ugualmente di esprimere il mio stato d’animo. Bruciano i luoghi più belli, le pinete e i parchi, e io non posso farci nulla, posso esprimere solo il mio sconcerto e il mio sconforto.
Guardo i giornali, non c’è un titolo che mi tiri un po’ su. Guardo la televisione: stragi, distruzione, corpi macellati, tutto è talmente deprimente che la depressione confonde la percezione. Non riesci a capire nemmeno se siano più deprimenti le cattive notizie o la pubblicità che le accompagna. Sarà vero, come dicono, che il mondo è sempre stato così? Può darsi, ma non tutti lo sapevano. Non c’era la televisione e nemmeno la pubblicità. Cosa si può fare per difendersi? Spegnere la televisione, mettere da parte il giornale, boicottare i prodotti esibiti dalla pubblicità? A volte è forte la tentazione. Quel che è peggio è che le cose di cui dovrei occuparmi, perché lì è il mio lavoro e il mio mestiere — scrivere per esempio l’articolo che sto scrivendo — mi sembrano piuttosto assurde, e inutili, mentre l’Italia brucia. Non posso isolarmi con un libro, perché dove lo trovo quel tanto di concentrazione che richiede la lettura? E come fai a seguire una storia o un pensiero nati dalla mente di uno scrittore, quando l’Italia brucia? Quando i fatti che ti disturbano sono così brutali e incombenti? Quando il gioco della politica e della finanza sembra entrato, con le nostre vite, nella gabbia dello scoiattolo? Tutto si ripete uguale, le facce, i nomi, gli eventi, e scorre come un minestrone che devi per forza trangugiare a cucchiaiate, ogni giorno. Non c’è più spazio per quel che finora ti interessava e faceva parte del tuo mondo e della tua educazione.
Quel che ti interessava, la letteratura e il coinvolgimento che implica, ti sembra qualcosa di elitario e perfino stonato mentre l’Italia brucia. Credevi che la letteratura e i pensieri dei grandi potessero servire a capire le cose, e invece ti pare che ogni giorno si allarghi di più il divario tra la letteratura e la vita. «La vera vita è altrove»… E infatti lo spazio dedicato alla cultura si fa sempre più esiguo, nonostante i numerosi tentativi di mantenerla artificialmente viva. Più sforzi si fanno in questa direzione, più si avverte come stanno realmente le cose. Pubbliche conferenze, incontri, dibattiti, sembrano più una rappresentazione da mettere in scena per un pubblico demotivato o distratto, che iniziative dotate di una reale consistenza. Tutto sembra far parte del frastuono che ci confonde, e a quel frastuono si preferirebbe il silenzio.
Per me non è difficile, da un orecchio non sento e all’altro ho un apparecchio acustico: basta sfilarlo ed entri nel silenzio. Quando lo faccio, ritrovo lo stesso silenzio che mi avvolgeva quando mi immergevo con la maschera sott’acqua, settant’anni fa. Nuotavo in quel silenzio subacqueo e sopra c’era la guerra e le bombe che cadevano su Napoli — era il 1943, presto sarei stato chiamato alle armi — intanto nuotavo e sopra c’era il frastuono del mondo. Il silenzio mi proteggeva, in quel silenzio mi pareva di essere anch’io «nel ventre della balena», quello che George Orwell aveva così ben descritto in un saggio, mentre la guerra infuriava su tutti i fronti. Cosa si può fare, se non mantenersi umani, quando non c’è niente che puoi fare per opporti al frastuono del mondo? Questo diceva Orwell in quel saggio, e per me vale ancor oggi.
Cosa puoi fare oggi per opporti alla stupida e ricorrente follia distruttiva degli incendiari che stanno mandando in fumo la bellezza residua del nostro Paese, l’unico grande patrimonio che ci resta? Sono proprio questi incendi, il nichilismo suicida che sottintendono, a determinare questo mio stato d’animo. Spero che non si prolunghi, perché anch’io non amo la cultura del piagnisteo, e non vorrei parteciparvi. Ma quel che va detto va detto, «e a quel modo che ditta dentro vo significando».

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