Picchiato un fermato Condannati 3 carabinieri

MILANO — Chiuso in una stanza, ammanettato dietro la schiena, bocca tappata con il nastro adesivo per soffocare le urla, mentre un carabiniere lo percuoteva sui piedi, sulle gambe e sulle mani con un manganello, l’altro faceva da palo per evitare che qualcuno nella caserma Montebello di Milano si accorgesse del pestaggio del pregiudicato. È stato solo per l’attenzione di un magistrato che i due militari sono stati condannati in tribunale con un collega che ha tentato di sviare le indagini.

MILANO — Chiuso in una stanza, ammanettato dietro la schiena, bocca tappata con il nastro adesivo per soffocare le urla, mentre un carabiniere lo percuoteva sui piedi, sulle gambe e sulle mani con un manganello, l’altro faceva da palo per evitare che qualcuno nella caserma Montebello di Milano si accorgesse del pestaggio del pregiudicato. È stato solo per l’attenzione di un magistrato che i due militari sono stati condannati in tribunale con un collega che ha tentato di sviare le indagini. Il 12 agosto 2009 il pregiudicato (oggi 39enne) viene fermato dai carabinieri per resistenza a pubblico ufficiale dopo una lite con due spacciatori. I due militari del nucleo radiomobile di Milano, neanche inesperti (46 anni il primo, 31 il secondo), lo portano in caserma dove, secondo l’accusa, uno lo riempie di botte mentre l’altro fa la guardia. Ad ottobre l’uomo viene interrogato in carcere dal pm Antonio Sangermano (che ha guidato le indagini dei colleghi degli imputati) lo stesso del processo Ruby per le cene nella villa di Berlusconi seguite dai balletti del bunga bunga. Il magistrato, che indaga sulla droga nei locali notturni, si accorge che il pregiudicato ha segni di ferite sul corpo, chiede cosa è successo, ma quello prima si rifiuta di parlare perché dice di avere paura, poi lo fa aggiungendo anche accuse false, che gli costeranno 16 mesi di carcere più quattro per la resistenza. Sangermano intercetta i telefoni dei due carabinieri che lo avevano fermato e scopre che un terzo, che sapeva tutto, stava coprendo i colleghi. «L’Italia non è il Cile di Pinochet — perché — qui vale lo stato di diritto» dice il pm al processo aggiungendo che «questo non è un procedimento contro l’Arma, ma contro singoli carabinieri». Il giudice Cristina Dani condanna a un anno di reclusione il militare che ha pestato l’arrestato, a 8 mesi il complice e a 4 mesi per favoreggiamento e omessa denuncia il terzo.

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