Lo scrittore disse di aver fatto pagine alternative. Ora negli Usa esce, per “colpa” di Woody Allen, la versione con tutte le opzioni che aveva considerato
Lo scrittore disse di aver fatto pagine alternative. Ora negli Usa esce, per “colpa” di Woody Allen, la versione con tutte le opzioni che aveva considerato
NEW YORK — «Fu come salutare una statua. Dopo un po’ me ne andai e uscii dall’ospedale e ritornai a piedi in albergo nella pioggia». Così finisce Addio alle armi
di Ernest Hemingway, con una chiusura che non potrebbe essere più “minimalista”: la voce narrante del protagonista ha appena finito di descrivere la terribile morte di Catherine, la sua donna, dopo un parto finito male. Tipico Hemingway? Macché: per arrivare a quel finale così spoglio, Hemingway provò 47 versioni diverse. Alcune delle quali, anche su suggerimento dell’amico-rivale Francis Scott Fitzgerald, esplicitavano la filosofia del romanzo: «Il mondo spezza tutti, e quelli che non spezza li uccide». Oppure: «Ecco tutta la storia. Catherine è morta e voi morirete e io morirò, posso promettervi solo questo». Ora gli appassionati avranno accesso a tutte le versioni di quel capolavoro pubblicato nel 1929, con i “finali alternativi” che non videro mai la luce. Gli inediti usciranno per il suo editore, Scribner, dopo un accordo con gli eredi. Per i lettori, e gli aspiranti scrittori, è un’occasione per penetrare nel metodo di scrittura di uno dei grandi del ’900. Ammirato, studiato, imitato, o volgarmente scopiazzato da intere generazioni: spesso proprio per l’invenzione di uno stile che all’epoca era anticonformista, volutamente povero, “giornalistico”, spoglio di emozioni e di fronzoli.
Eppure le versioni scartate e inedite rivelano che quello stile, in apparenza naturale al punto che sembrava incollato al carattere di Hemingway, era in realtà il frutto di una fatica enorme. All’essenzialità, come dimostrano le versioni eliminate, arrivava solo al termine di una laboriosa sperimentazione. Lui stesso lo aveva ammesso, rispondendo a un giornalista che gli chiese cosa lo bloccava: «Trovare le parole giuste». Ma perché gli eredi e l’editore si sono decisi solo ora? Pare che sia tutta colpa di Woody Allen e del suo Midnight in Paris, che di Hemingway ha rilanciato lo stereotipo del “macho alcolista”. È ora di tornare all’essenziale.
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