Vaticano, il mistero dell’hacker scomparso “È l’ingegnere del Papa, chiave di ogni segreto”

Irreperibile da giorni il super esperto informatico che si occupa della sicurezza telematica della Santa Sede

Irreperibile da giorni il super esperto informatico che si occupa della sicurezza telematica della Santa Sede CITTÀ DEL VATICANO— Si definisce «l’ingegnere del Papa ». Ha in mano i codici per entrare nel sistema informatico del Vaticano. È il detentore di una serie di segreti, compresi quelli delle ultime scottanti vicende sulla diffusione di documenti interni. Ma è sparito da qualche giorno, senza lasciare traccia.

Il giovane ex hacker di 36 anni, che ha creato un sistema Firewall per proteggere l’avanzatissima e delicata centrale computerizzata pontificia posta nei sotterranei del Palazzo apostolico, è irreperibile.
La Santa Sede sa che si tratta dell’unica persona che, volendo, potrebbe essere eventualmente in grado di violare il sistema e di impadronirsi dei preziosissimi dati. Che cosa gli è successo? Perché, ora, non si trova più questo personaggio, la cui identità e il cui profilo sono ignoti ai più, anche all’interno delle Sacre Mura?
La sua storia è uno dei segreti più protetti e meglio conservati in Vaticano. Perché quello che oggi è diventato un ingegnere informatico, specializzato in automazione industriale, solo alcuni anni fa era un semplice hacker capace di entrare nei meccanismi della rete pontificia e di scardinarne la chiave. Quest’anno, ad esempio, per ben due volte il sistema computerizzato della Santa Sede è andato in tilt a causa di attacchi esterni.
E, in entrambi i casi, ci sono voluti alcuni giorni di lavoro per ripristinare i collegamenti e tornare alla normalità. Di questi piccoli, ma ricorrenti danni, ne hanno parlato in breve sia i giornali sia le agenzie di stampa.
In passato era accaduto lo stesso, ma ad opera di questo
giovane genio dell’informatica. Il Vaticano lo aveva individuato subito ma, invece di punirlo, con una magnanimità pari all’astuzia, la decisione fu invece quella di assoldarlo. E con un’intesa fra la Segreteria di Stato e la Gendarmeria, cioè l’organo che sovrintende alla sicurezza dentro alle Mura leonine, con il tempo gli affidarono il delicatissimo compito di proteggere il sistema computerizzato situato nei tunnel sotterranei.
Una rete che, dicono gli esperti, è pari se non superiore a quella dei servizi segreti americani a Langley, in Virginia, sede della Cia.
Perché venne scelto il ragazzo? «Perché era il migliore sulla piazza, il più bravo in assoluto », è la risposta che proviene da una fonte informatissima sulla vicenda. Il giovane, in più, ebbe il fiuto di non farsi assumere come interno alla Santa Sede, mantenendosi le mani libere in modo da poter eventualmente lavorare in altri ambiti e Paesi, fungendo così per il Vaticano da superconsulente esterno.
Si è poi specializzato in “homeland security”, cioè nei sistemi di protezione da attività terroristiche adottati da alcuni Stati dopo l’11 settembre.
Oggi il giovane ingegnere è il solo a sapere come entrare nella rete vaticana, possedendo la password di ingresso nel “data base” che ha creato, ritenuto inespugnabile. Quello pontificio è infatti considerato dagli esperti come uno dei sistemi più “incraccabili”, cioè non corrompibili, a prova di bomba.
L’ex hacker è dunque la persona che, in teoria, conosce tutti i contatti e le e-mail interne alla Santa Sede, i codici cifrati dello Ior, e forse anche i segreti sui cosiddetti “corvi”, le persone che hanno diffuso le lettere vaticane.
Ma perché oggi l’uomo non si trova più? Al di là delle ipotesi peggiori, la pista che viene seguita da chi lo conosce sufficientemente è che l’ingegnere, che si considera un fedelissimo del Papa, da quando è scoppiato il caso Vatileaks, non si fidi di chi lo aveva incaricato di occuparsi dell’informatica vaticana e voglia tenersi ben a distanza da un problema che con il passare del tempo pare sempre più allargarsi. Un giallo, questo, che si assomma ai tanti misteri di una vicenda per niente conclusa.

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