RICORDI Serata per Giuseppe Bertolucci Il sorriso, le poesie, i film
RICORDI Serata per Giuseppe Bertolucci Il sorriso, le poesie, i film
ROMA. Di lui Roberto Benigni ci dice che gli piaceva quel suo mangiare da solo al ristorante con il giornale, il battersi sui fianchi quando era contento, la voce e la bellezza, come stava con gli attori. Ricorda tra infinite cose, anni e anni di vita condivisa che snocciola con voce commossa, di quando gli fece conoscere la sua mamma, e le gli chiese cosa faceva suo padre: il Poeta. Ma sì, ma cosa fa di lavoro, insisteva lei. E perciò si disse spiaciuta che fosse disoccupato sperando che trovasse qualcosa presto. E, ricorda anche di quando conobbe i genitori di questo suo amatissimo amico, Attilio e Ninetta, che stavano insieme da tanto tempo, di come con la coda dell’occhio, perché è con la coda dell’occhio che si vedono le cose importanti, aveva notato quello sfiorarsi complici le dita mentre erano a tavola … Lui, l’amico, è Giuseppe Bertolucci, che se ne è andato una settimana fa. Per ricordarlo la moglie, Lucilla Albano, e il fratello, Bernardo Bertolucci, hanno chiamato gli amici al Nuovo Sacher di Nanni Moretti, a Roma. E ognuno raccontare il «suo» Giuseppe. «Giuseppone». O «Giubbettone», si sorride, con gli occhi lucidi, si parla d’amore e di amicizia, che sono «uguali», intanto questa trama di voci, commossa e affettuosissima, compone per frammenti l’artista, il poeta, il compagno di preziose avventure, l’amico, l’intellettuale. Un uomo dolcissimo, un regista paziente, attento alla cura dei suoi attori, un compagno innamorato, uno sguardo appassionato e irrequieto. Che non si fermava a una cosa o a un’altra, il cinema o il teatro o la letteratura, la conservazione dei film con il lavoro alla Cineteca di Bologna nel suo orizzonte sconfinavano.
Fabrizio Gifuni legge Caproni, Sabina Guzzanti che Giuseppe Bertolucci ha diretto in Troppo sole, ricorda anche lei il suo gesto di battersi sui fianchi per la contentezza. E quanto è stato importante quell’incontro, lei che era una ragazza «arrogantella» e al cinema fino allora non aveva mai pensato.
La sala è pienissima, si sta in piedi. Marisa Paredes racconta l’amico in spagnolo. Giuseppe Bertolucci era i suoi film, le sue regie teatrali, ma anche la zuppa di verdura, Cecov, il piacere di preparare la cena agli amici. Sullo schermo scorrono le sue immagini: Francesca Prandi, corre via scanzonata tra i binari in Amori in corso.
I ricordi si moltiplicano, Luciano Violante, Stefania Sandrelli, Mimmo Rafaele con le parole anche di Lidia Ravera, Piero Spila, Giorgio De Vincenti .. E tanti altri, tanti che in sala non salgono sulla piccola pedana di legno ma ci sono come Marco Bellocchio, Antonietta De Lillo, Monica Stambrini, Alessandra Vanzi, una lista di nomi lunghissima che sarebbe impossibile ricordarli tutti. E tutto è bello e lieve, quasi che la dolcezza di quell’amico riempia la sala, con discrezione e tenerezza.
Bernardo Bertolucci legge una poesia di Giuseppe. Ma prima è voluto tornare insieme a noi a quando, bimbetto di sei anni, ha visto per la prima volta il fratellino. Col padre erano arrivati alla clinica, dove la mamma stava col neonato, e l’immagine più vivida è lo sguardo di lei che accarezzava il bambino. L’ho rivisto nelle madri quello sguardo anni dopo, dice. Tornando a casa, aveva iniziato a nevicare. Il padre Attilio era esploso di gioia: «É nato Giuseppe, è nato Giuseppe» gridava, e lui dietro a imitarlo. Fonché un tipo, severo, era sbottato: «Ma insomma, mica siamo al cinema».
Infine ci si saluta, fuori nella sera d’estate c’è la luce della luna, ed è come se avessimo ricevuto qualcosa di molto prezioso.
0 comments