Confidenze e frasi di un signore che ha continuato a lavorare fino alla fine
Confidenze e frasi di un signore che ha continuato a lavorare fino alla fine
L´uomo che sognava il futuro era un conservatore. E non solo in politica, dove ha ammirato Reagan e Bush, ma anche nella sua vita quotidiana. Non ha mai abbandonato la macchina da scrivere, ha accettato con difficoltà di viaggiare in aereo, ha scelto di avere un rapporto saltuario con i computer e non ha mai amato Internet, che liquidava con poche parole: «È priva di significato, non è reale, è nell´aria da qualche parte». Forse Ray Bradbury non aveva un buon rapporto con la contemporaneità, ma sapeva immaginare altri mondi e raccontarli ai suoi lettori come pochi altri hanno saputo fare. Non amava definirsi uno scrittore di fantascienza, anzi sosteneva che l´unico libro fantascientifico della sua vita era stato Fahrenheit 451. «Sono uno scrittore di miti e i miti non muoiono mai. I miti greci e romani, il Vecchio e il Nuovo Testamento sono metafore nelle quali la gente si riconosce facilmente». E infatti gli piaceva pensare che «ogni libro che ho scritto sia il frutto di una vita spesa a catturare metafore in fuga».
Bradbury era un uomo disponibile e socievole, fino a che la salute gli ha concesso di farlo rispondeva di persona a tutte le telefonate che arrivavano a casa sua, in California. Solo negli ultimi tempi al telefono aveva aggiunto una segreteria telefonica, per filtrare le chiamate e limitare la fatica. Glielo avevano imposto le figlie, ma lui non lo aveva fatto di buon grado. Amava parlare, raccontare, prendere posizione, provare a mettere ordine in quel caotico panorama creato dagli esseri umani, «usciti troppo presto dalle caverne e ancora troppo lontani dalle stelle», come aveva intitolato un libro pubblicato pochi anni fa, che raccoglieva i suoi pensieri, le sue idee sul mondo, sulla politica, sulla cultura.
Era nato per scrivere, lo faceva ogni giorno, in maniera sistematica, senza mai mancare l´appuntamento con la sua macchina da scrivere, un lavoro costante, quotidiano. La letteratura era la sua vita, il suo pane quotidiano, la sua assoluta passione. Una delle prime volte che ebbi l´onore di parlare con lui mi disse: «In sessant´anni non ho mai tradito il mio desiderio per la scrittura e il mio amore per la letteratura, non ho passato un solo giorno della mia vita senza leggere o scrivere qualcosa e credo che questo abbia contribuito a far sì che il mio futuro fosse sempre brillante, anche quando le cose non andavano esattamente come io speravo. E poi bisogna riempire i propri occhi di meraviglia, cercare sempre cose nuove, esplorare il mondo come se si avessero davanti solo dieci minuti di vita. Il mondo, da questa prospettiva, è più fantastico di qualsiasi sogno, e il presente è il futuro più meraviglioso che c´è». E poi concluse la conversazione in questo modo: «Le posso dare un consiglio? Quanti anni ha? Ha mai pensato a quanto tempo ha passato facendo cose assolutamente inutili? Sicuramente la maggior parte del suo tempo l´ha passata così. Ha ancora modo di invertire la rotta, ha molto tempo davanti a lei. Ci pensi su».
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