“Ho messo io la bomba a scuola” fermato pensionato, fu una vendetta

Svolta a Brindisi, vende bombole a gas. La confessione nella notte. Giovanni Vantaggiato, 68 anni, di Copertino, ha un deposito di carburanti

Svolta a Brindisi, vende bombole a gas. La confessione nella notte. Giovanni Vantaggiato, 68 anni, di Copertino, ha un deposito di carburanti

Brindisi. «Quel bastardo, l´abbiamo preso. Gli abbiamo dato la caccia per giorni e giorni e finalmente ora l´abbiamo scovato. È lui, è lo stesso uomo del filmato, a casa gli abbiamo trovato gli stessi occhiali da vista che indossava quella mattina quando ha premuto il telecomando per far esplodere le tre bombole che hanno ucciso Melissa».
«All´inizio ha negato, ma contro di lui ci sono prove schiaccianti». Non nasconde la sua soddisfazione e quella di tutti gli altri colleghi (poliziotti, carabinieri, della squadra mobile di Brindisi, del Reparto operativo dei carabinieri, dello Sco e dei Ros) l´investigatore che ieri mattina ha bussato alla porta di Giovanni Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti a Copertino paese a una trentina di chilometri da Lecce. «Che volete? Io non ho fatto niente», ha detto al poliziotto e al carabiniere che erano andati a prelevarlo per portarlo in questura. A Lecce, lontano da Brindisi, per motivi di sicurezza. Poi, quando da persona informata dei fatti diventa indagato e viene chiamato il suo avvocato, Giovanni Vantaggiato infine confessa: «Sì sono stato io».
Non aveva detto nulla, fino a tarda sera, continuava a negare, ma poco dopo le 23 il procuratore di Lecce Cataldo Motta e i sostituti Di Nozza e Cataldi, firmano un provvedimento di fermo con l´accusa di strage, per avere ammazzato Melissa Bassi, studentessa di 16 anni, e sfregiato a vita altre due ragazzine. Erano le 7.42 del 19 maggio quando esplosero le tre bombole a gas piazzate davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Ora, quasi venti giorni dopo, Vantaggiato è davanti agli inquirenti che lo incalzano per ore. E alla fine, quando loro interrompono l´interrogatorio per interrogarlo nuovamente alla presenza del suo avvocato, Giovanni Vantaggiato crolla e fa le prime ammissioni: «Sono stato io».
La svolta che ha portato all´individuazione dello stragista è arrivata ieri mattina, poco dopo le 11. Sono state le sue automobili a tradirlo. Una Fiat Punto di colore bianco che era stata filmata dalle telecamere di via Palmiro Togliatti, viale Aldo Moro e via Galanti alcuni giorni prima della strage, e una Hyundai Sonica azzurra. La prima, la Fiat Punto, è stata utilizzata per un sopralluogo. C´è chi dice anche la notte del 18 maggio, per trasportare le tre bombole di gas e l´innesco. Lui nega pure questo: «Non vado a Brindisi da mesi, non ci metto piede da moltissimo tempo. Quella mattina ero qui, a Copertino nel mio deposito di carburante». Non sa ancora però che la sua auto è stata intercettata dai filmati delle telecamere nella vie adiacenti alla scuola. Mentre la mattina dell´attentato le telecamere riprendono la Hyundai azzurra. Entrambe le macchine sono della sua famiglia. La prima usa prevalentemente la moglie, l´altra lui.
Ma Vantaggiato continua a negare. Poi i magistrati gli fanno notare che le immagini, quelle delle telecamere del chiosco davanti la scuola che lo riprendono mentre fa avanti e indietro e mentre schiaccia il pulsante della morte diffuso da tv e siti internet il giorno dopo l´attentato, corrispondono ai suoi tratti somatici. «Sì, mi somiglia molto, ma quell´uomo non sono io», dice balbettando Giovanni Vantaggiato. «Non sono io, io non ho fatto nulla», continua a ripetere. Ma per chi indaga quel filmato lo inchioda alle sue responsabilità. «L´abbiamo visionato e radiografato decine e decine di volte e stamattina (ieri per chi legge, ndr) quando siamo andati a prelevarlo siamo rimasti sconcertati. Era lui. Tutto corrisponde, anche il tipo di occhiali da vista che indossava quella mattina e che oggi, quando lo abbiamo invitato in questura, ha tentato di nascondere. Un tentativo quasi automatico che però non è servito a nulla. Non solo tutto corrispondeva, altezza e peso per esempio, ma anche l´andatura, la sua camminata particolare con quel braccio destro che tirava sempre i pantaloni in su e lo ha fatto anche mentre lo interrogavamo».
Ma c´è di più, ci sono alcune intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno confermato i sospetti degli investigatori, alcune conversazioni con la moglie di Giovanni Vantaggiato dove si intuisce che anche lei sapeva. E c´è un precedente: l´uomo era già stato sospettato di essere il responsabile di un attentato . Il 25 febbraio del 2008 era finito nel mirino degli inquirenti perché ritenuto responsabile di aver piazzato esplosivi sul cestino della bicicletta di Cosimo Parato, a Torre Santa Susanna, vicino Francavilla Fontana. Insomma per gli inquirenti il caso è chiuso e se si sono sbilanciati fino a questo punto vuol dire che non hanno più dubbi su chi sia il responsabile della strage il 19 maggio scorso. A tarda notte, stremato dagli interrogatori e dalle prove schiaccianti nei suoi confronti, Giovanni Vantaggiato dopo aver confessato inizia a raccontare gli assurdi perché della strage.

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