Mille in corteo insieme agli operai di Basiano

Milano/ IN PIAZZA DOPO LE BOTTE DELLA POLIZIA 
Ci sono Si.Cobas, Cub Prc, il centro sociale Vittoria (e pezzetti di Fiom). Ma confederali e politici disertano

Milano/ IN PIAZZA DOPO LE BOTTE DELLA POLIZIA 
Ci sono Si.Cobas, Cub Prc, il centro sociale Vittoria (e pezzetti di Fiom). Ma confederali e politici disertano MILANO.  Mille e non più di mille. Ieri un migliaio di persone ha sfilato per le vie di Milano con e per i lavoratori stranieri di Basiano presi a botte dalle forze dell’ordine lunedì scorso semplicemente perché difendevano il loro posto di lavoro. Una partecipazione onorevole ma certo non proporzionata alla gravità di quello che è successo.
Perché Basiano dovrebbe riguardare tutti, al di là delle sigle sindacali e degli steccati che separano le sinistre. Ciò che è avvenuto quella mattina racconta infatti in modo fin troppo crudo la realtà che sta vivendo, o che potrebbe vivere, tutto il mondo del lavoro nell’era della crisi e delle ricette dell’Europa, di Monti e della Fornero. E proprio per questo Basiano non è solo la storia di quegli operai – per di più stranieri – o di quel settore specifico – la logistica – dove, di subappalto in subappalto, si insegue la merce-lavoro al prezzo più basso, mettendo gli uni contro gli altri i lavoratori più deboli. E se qualcuno osa ribellarsi questo Stato ricorre ai manganelli, alle botte vere e agli arresti come succedeva cinquant’anni fa, quando regole e diritti non erano ancora stati conquistati a costo di dure lotte. Non rendersene conto e continuare sulla via delle manifestazioni unitarie solo a parole e con le solite liturgie dei sindacati mainstream rischia di lasciare fuori campo ciò che davvero avviene nella realtà e di perdere di vista la spaventosa regressione che giorno dopo giorno spinge verso un’inciviltà del lavoro che nessuno avrebbe mai creduto più possibile.
Contro tutto questo ieri da piazzale Loreto è partito un corteo che si è allungato sotto il caldo, verso la stazione Centrale, per poi puntare in piazza Cavour sorvegliato dagli elicotteri delle forze dell’ordine. In testa i lavoratori delle cooperative, non solo di Basiano. Alcuni hanno portato anche le famiglie con le donne velate e i bambini. Dagli altoparlanti sul carro rimbombano gli interventi in italiano, in arabo e in urdu, la lingua dei pachistani. Dietro tutti gli altri. Ecco chi c’era, i sindacati di base, i Si.Cobas e poi la Cub, il centro sociale Vittoria, qualche bandiera della Fiom, gli striscioni di alcune fabbriche coma la Jabil e l’Innse, le bandiere del Prc, pezzi di Sinistra Critica e Pcdl, qualche anarchico.
Tutti gli altri, colpevolmente, non c’erano e invece avrebbero dovuto accorrere in forze. Pochissime le presenze dei politici e sono mancate anche le prese di posizione a distanza. «E’ una manifestazione doverosa e più che dignitosa – dice Luciano Muhlbauer (Prc), uno dei pochissimi politici in corteo – chi ci doveva essere c’è, ma purtroppo è vistosa l’assenza dei sindacati confederali e di gran parte della politica». Cisl, Uil ma anche Cgil non si sono presi la briga di scrivere neppure un comunicato sui fatti di Basiano. Altro che articolo 18.

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