Massacro sì ma senza colpevoli

SCUOLA DIAZ Ultime arringhe. Poi stasera la Cassazione si riunisce in camera di consiglio
G8. Le violenze, le calunnie, le false prove, i depistaggi: tutto è successo. Nessuno lo nega. Ma per la difesa i 25 imputati sono innocenti. I responsabili vanno cercati tra gli altri 300 agenti presenti Chieste le attenuanti generiche per Gilberto Caldarozzi, attuale capo dello Sco. «È innocente, ma non si possono negare a chi ha arrestato Provenzano e Madonia»

SCUOLA DIAZ Ultime arringhe. Poi stasera la Cassazione si riunisce in camera di consiglio
G8. Le violenze, le calunnie, le false prove, i depistaggi: tutto è successo. Nessuno lo nega. Ma per la difesa i 25 imputati sono innocenti. I responsabili vanno cercati tra gli altri 300 agenti presenti Chieste le attenuanti generiche per Gilberto Caldarozzi, attuale capo dello Sco. «È innocente, ma non si possono negare a chi ha arrestato Provenzano e Madonia»
Le violenze, la tortura, le calunnie, le false prove, i depistaggi, tutto è successo. Nessuno lo nega. Ciò che però ciascuno degli avvocati difensori dei 25 agenti, funzionari e alti dirigenti di polizia condannati in Appello per la «macelleria messicana» della scuola Diaz, nega davanti alla Corte di Cassazione – che oggi in serata si riunirà in camera di consiglio dopo le ultime arringhe degli avvocati di parte civile – è che la responsabilità possa ricadere sul proprio difeso. E a patrocinio di tutti si oppone quel «non sono stati questi 25» dell’avvocato dello Stato, Domenico Salvemini. «Ma di quale Stato – chiede uno dei difensori delle vittime, Francesco Romeo – A distanza di tanti anni, mai nessuna delle 93 persone arrestate e ferite ha ricevuto una lettera di scuse dal ministero dell’Interno per l’operato della Polizia, e nemmeno da qualcuno degli imputati. Non l’ha fatto nemmeno il presidente Napolitano».
La posta in gioco è alta: se i giudici della Suprema corte dovessero confermare tutte le condanne, respingendo la richiesta del difensore del ministero degli Interni secondo il quale le motivazioni della sentenza d’Appello non sono «logicamente corrette» e dunque il processo è da rifare, i 25 imputati, seppur coperti penalmente dall’indulto, «rischiano l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e severe sanzioni disciplinari, non esclusa la radiazione», come ha spiegato il difensore di alcuni degli imputati, l’avvocato Domenico Battista. Andrebbero per esempio sostituiti gli attuali vertici dello Servizio centrale operativo (Gilberto Caldarozzi), o della Direzione centrale anticrimine (Franco Gratteri), o del Servizio segreto civile (Giovanni Luperi), o della Questura di Genova (Spartaco Mortola). Ma c’è anche chi, come l’avvocato Gilberto Lozzi chiede per il suo difeso le attenuanti generiche, puntualizzando: «Intendiamoci, le attenuanti generiche si danno a chi è responsabile, e Gilberto Caldarozzi non è responsabile per le accuse che gli sono mosse. Ma in ogni caso va ricordato che a un investigatore che ha arrestato boss tanto pericolosi come Provenzano, Madonia e Santapaola non possono essere negate le attenuanti». Il capo dello Sco, secondo la difesa, «non ha assistito all’irruzione alla Diaz pur avendo firmato il verbale di arresto. In una situazione di caos totale, in una scuola di 4 piani, Caldarozzi ha certamente firmato il verbale al buio ma non può essere ritenuto responsabile di falso. La Corte d’Appello, nel condannarlo, aveva l’obbligo di motivare le accuse. E non lo ha fatto».
Uno dei nodi cruciali è proprio il verbale d’arresto delle persone che dormivano alla scuola Diaz, prima dell’irruzione della polizia. «È stato firmato da 14 dirigenti di cui solo 13 sono stati identificati con molta fatica – racconta il cassazionista Romeo – Uno di questi funzionari di polizia – sottolineo, la nostra polizia – non è mai stato identificato. Nessuno sa chi è. E naturalmente nessuno ricorda». Quella sera alla Diaz c’erano tutti, i 25 imputati. Ma «tutti – prosegue Romeo – tendono a dire che non si sono accorti di nulla, che non sanno spiegare, non si sono resi conto di quanto stava accadendo. Qualcuno dice “forse sono entrato dopo”». Lo stesso avvocato Battista, che chiede l’annullamento delle condanne e il rinvio del processo, ammette: «Non sappiamo chi materialmente ha compiuto quei reati, anche se è pacifico che i fatti si sono verificati. Le poche cose che ci sanno sono quelle che emergono dalle visioni dei filmati girati alla Diaz. Ricordiamoci che su 300 agenti che hanno partecipato all’intervento di quella notte, quelli imputati sono 25. Il problema è capire dove, come e da parte di chi sono stati commessi quei reati».
Tra i clienti dell’avvocato Francesco Romeo c’è «Lena Zulke, una ragazza – spiega – che non cammina più. E poi ce n’è un’altra, Melanie Ionas, che ha rischiato di morire se non fosse arrivata in tempo l’ambulanza. Eppure in 11 anni né una lettera, né nessun altro gesto di scuse. Il fatto è che si è arrivati a questo giudizio con degli imputati che si sono visti tutti promuovere». Ma «l’Avvocatura dello Stato poteva costituirsi parte civile contro i poliziotti e non lo ha fatto, lo Stato doveva stare dalla parte dei seviziati e non lo ha mai fatto – conclude Romeo -. La realtà dei fatti ci dice che torture alla Diaz ci sono state e il fatto che un codice fascista, come il nostro, non le prevede non vuol dire che spruzzare i feriti con la polvere dell’inceneritore non rientri tra le pratiche di tortura»

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