Mancino, scontro sulla lettera del Quirinale

L’inchiesta Stato-mafia. Di Pietro: indebite pressioni sui pm. Letta, Pd: basta insulti a Napolitano  

L’inchiesta Stato-mafia. Di Pietro: indebite pressioni sui pm. Letta, Pd: basta insulti a Napolitano  

ROMA — La trattativa tra Stato e mafia del 1992-1993, che a vent’anni di distanza torna a infiammare le istituzioni del paese, in queste ore rimbalza sulla politica italiana corrente. Si è scoperto, come ha raccontato ieri
Repubblica,
che tra novembre 2011 e aprile 2012 furono ben otto le telefonate dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, messo alle strette dalle procure di Palermo e Caltanissetta, a uno dei consiglieri del presidente della Repubblica, il magistrato Loris D’Ambrosio, per segnalare il suo problema e indicare lo scarso collegamento fra le procure inquirenti (c’è anche Firenze). Solleciti che non rimasero inascoltati. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso 4 aprile fece inoltrare dal segretario generale una lettera di Mancino al procuratore generale della Cassazione. E sabato, di fronte alle polemiche sollevate dalla vicenda, il Quirinale con una nota ha spiegato: «Basta con le illazioni irresponsabili, la lettera era una richiesta al pg di valutare esigenze di coordinamento
fra tre diverse procure».
Di buon’ora, ieri, Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, ha scelto di attaccare dal suo blog il capo dello Stato. Ha scritto: «Preoccupa che ci sia stata una lettera di pressioni scritta da Napolitano al procuratore generale della Cassazione. In
un altro paese ci sarebbe stata un’alzata di scudi della politica, ma in Italia i riflettori rimangono spenti e le inchieste giornalistiche sono additate come irresponsabili illazioni. Qui di irresponsabile c’è solo la convinzione che per qualcuno la legge sia più uguale che per gli altri e che la verità
venga dopo la necessità di difendere i potenti di oggi e di ieri». Ancora Di Pietro: «Lo staff del presidente della Repubblica ha confermato che è prassi intervenire sulle autorità giudiziarie. Può il segretario generale della Presidenza della Repubblica informare il pg evidenziando che le
preoccupazioni di Mancino, ex presidente del Senato, sono “condivise da Napolitano”? ». Di Pietro ha annunciato, infine, un’interrogazione al ministro della Giustizia: «La verità deve essere cercata senza guardare in faccia né presidenti, né ex presidenti e senza interventi di sorta».
L’attacco di Di Pietro ha scosso l’ala moderata del Partito democratico. Il vicesegretario Enrico Letta ha replicato: «Il leader dell’Idv non lesina azioni e dichiarazioni che hanno il solo scopo di terremotare il già precario equilibrio istituzionale del Paese e di rincorrere Grillo in questa folle competizione a chi la spara più grossa. Per ora ha ottenuto di tagliare definitivamente l’ultimo ormeggio che lo teneva legato al Pd». E su Twitter ha parlato di «intollerabile a campagna denigratoria di Di Pietro contro Napolitano». Il capogruppo del Pdl alla Camera, Maurizio Gasparri, si è infilato nel varco aperto per dire: «Se vent’anni fa ci fu una trattativa tra Stato e mafia è bene che si conoscano i responsabili, ed è bene che si sappia chi vuole mantenere quella pagina oscurata».

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