«Hanno cercato di farmi fuori. Il pm lo ha confermato, la polizia italiana cercava di uccidermi. Mi hanno colpito con i manganelli, con i pugni ovunque. Costole fratturate polmoni perforati, la mano sinistra spezzata, ho perso 16 denti e sono entrato in coma. Un’esperienza terrificante».
«Hanno cercato di farmi fuori. Il pm lo ha confermato, la polizia italiana cercava di uccidermi. Mi hanno colpito con i manganelli, con i pugni ovunque. Costole fratturate polmoni perforati, la mano sinistra spezzata, ho perso 16 denti e sono entrato in coma. Un’esperienza terrificante». È l’atroce ricordo del giornalista inglese Mark Covell, che un anno fa l’ex sindaca di Genova Marta Vincenzi ha insignito della cittadinanza onoraria. In questi giorni è a Roma, per il processo in Cassazione, undici anni fa, la notte del 21 luglio del 2001, quando trecento agenti fecero irruzione nella scuola Diaz, si trovava lì. «Tu non sei un giornalista, mi dicevano gli agenti, sei un black block e noi i black block li ammazziamo. Hanno tentato più volte di rapirmi dall’ospedale per trasportarmi in caserma a Bolzaneto», ha ricordato ieri. «Se l’Italia è un paese civile – sottolinea Mark Covell – lo vedremo venerdì con la sentenza della Cassazione».
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