La parata dell’acqua pubblica

MANIFESTAZIONE In migliaia a Roma per un Repubblica che rispetti la volontà  dei cittadini
Movimenti locali, associazioni, sindacati e singoli cittadini in difesa della democrazia

MANIFESTAZIONE In migliaia a Roma per un Repubblica che rispetti la volontà  dei cittadini
Movimenti locali, associazioni, sindacati e singoli cittadini in difesa della democrazia
«È questa la festa della Repubblica che ci piace: perché è ipocrita celebrarla se poi non si rispetta ciò che ha deciso la maggior parte dei cittadini». Il messaggio che il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha voluto portare per le strade di Roma, ieri pomeriggio, è chiaro: «I cittadini non spariranno dalle piazze finché quanto stabilito dal referendum di un anno fa non verrà attuato realmente». Così, da nord a sud, i nodi locali dei comitati per l’acqua pubblica che negli anni scorsi si sono mobilitati per concretizzare la vittoria referendaria hanno raggiunto Roma e, a dispetto della giornata estiva, hanno scelto, ieri come un anno fa alle urne, «di non andare al mare» ma di manifestare «per i beni comuni e la democrazia».
Proprio perché il rispetto dei beni comuni non si ferma alla pubblicizzazione dell’acqua, in piazza ieri erano numerosi i comitati locali contro discariche e inceneritori, soprattutto quelli romani alle prese da quasi un anno con il commissariamento per l’emergenza rifiuti. Con loro, quelli contro i «grandi progetti energetici che devastano i territori», come i metanodotti, ma anche gli insegnanti precari, i movimenti per la pace, associazioni ambientaliste come Wwf e Legambiente. In corteo anche le organizzazioni dei lavoratori Unione sindacale di base e Cobas e alcuni partiti della sinistra tra cui la Federazione della sinistra, Verdi e Sinistra Critica.
Alle 15, orario di convocazione, piazza della Repubblica non è pienissima. Ma verso le 16, quando il corteo inizia a camminare lungo via Cavour per poi girare attorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore, basta un colpo d’occhio per vedere quanto la manifestazione sia partecipata. In testa, dietro allo striscione con la scritta «La Repubblica siamo noi», padre Alex Zanotelli, con un cappello a forma di rubinetto dell’acqua con la moneta da un euro incollata sopra, esprime un sentimento che serpeggia tra molti manifestanti: «È scoraggiante assistere all’abisso tra la politica e la gente. È scoraggiante vedere come i partiti e chi ci governa non stiano tenendo in considerazione la volontà di 27 milioni di italiani». E, guardando al prossimo appuntamento di Rio, dove si terrà il Forum alternativo dei popoli, aggiunge: «L’acqua, con il surriscaldamento del clima, è il vero petrolio, ecco il motivo di questo accanimento per controllarla».
Da Rio ai nodi cittadini e regionali che ieri hanno manifestato per un obiettivo comune e hanno portato in piazza le proprie peculiari esperienze territoriali, sintomatiche di come «quella dell’acqua e dei beni comuni è una battaglia che è importante giocare anche a livello territoriale».
Tra le varie esperienze, quella calabrese, alle prese con «l’ennesima inchiesta che riguarda la malagestione dell’acqua: meno di un mese fa, i responsabili del servizio idrico regionale sono stati accusati di aver distribuito acqua non potabile» spiega Peppe del centro sociale Cartella di Reggio Calabria, sede del nodo locale del comitato per l’acqua pubblica, distrutto da un incendio a metà del mese di maggio. Da Pistoia, «al centro di una regione che da anni ha scelto la via della privatizzazione del servizio idrico», invece raccontano la difficoltà di organizzare la campagna per le autoriduzioni e la necessità di lavorare molto tra la gente. In poche parole: «Dopo il referendum, per il popolo dell’acqua pubblica e dei beni comuni, la strada è stata in salita».
Lo spezzone più nutrito è quello romano raccolto dietro allo striscione giallo con scritta nera «Roma non si vende» che ha aperto la manifestazione cittadina del 5 maggio scorso, giorno in cui migliaia di romani sono scesi in piazza contro la decisione del sindaco Alemanno di vendere il 21% di Acea, la multiutility dell’acqua e dell’energia oggi al 51% nelle mani del comune. Forte anche la solidarietà e la vicinanza alla popolazione emiliana investita dal terremoto che nonostante le difficoltà ha deciso di partecipare alla manifestazione di ieri. «Siamo qui perché questa battaglia riguarda la democrazia e quindi ci riguarda tutti», afferma Marzia da Ferrara che racconta come «siamo in pochi perché molti attivisti del comitato sono rimasti per rimboccarsi le maniche tra le macerie». Al loro fianco uno striscione parla per tutti: «In solidarietà con le popolazioni colpite dal sisma, dai terremoti ci si difende con la difesa dei territori».
Quando il corteo arriva a San Giovanni, intorno alle sei di pomeriggio, la gente si siede sul prato davanti alla basilica e lo riempie di striscioni e bandiere. Dal palco le frasi di vicinanza ai cittadini di Trento caricati dalla polizia per aver contestato il ministro Elsa Fornero al festival dell’Economia fa scattare un lungo applauso. Il prossimo appuntamento per il popolo dell’acqua non è lontano: il 12 e il 13 giugno infatti ci saranno iniziative e manifestazioni in tutto il territorio italiano per l’anniversario del referendum. All’orizzonte anche una nuova campagna per chiedere alla politica di esprimersi in merito alla riforma tariffaria dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, considerata dal Forum dei movimenti per l’acqua «una vera e propria truffa perché di fatto non elimina la remunerazione per il capitale investito abolita con il voto referendario».

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