Il carcere fantasma di Lecce costa un milione di euro l’anno

Minorile / CHIUSO PER VIOLENZE: ZERO DETENUTI, 30 AGENTI

Minorile / CHIUSO PER VIOLENZE: ZERO DETENUTI, 30 AGENTI
Arrivò un’ordinanza ministeriale, nel settembre 2007, e mise fine alla vergogna del carcere-lager minorile di Lecce. Per interventi di manutenzione, si disse. In realtà la struttura chiudeva e subito dopo nove agenti di polizia penitenziaria, accusati di vessazioni e soprusi a danno dei detenuti, venivano rinviati a giudizio. Sono passati cinque anni, l’ex comandante degli agenti è stato condannato dal tribunale di Lecce a un anno di reclusione (sentenza di gennaio 2012), ma lo stesso istituto di pena, destituito di funzioni e vuoto di minori, resta luogo di lavoro per circa trenta dipendenti di giustizia minorile: una dozzina di addetti del personale civile, 17-18 agenti di polizia penitenziaria… per neppure un solo detenuto. E con quali costi!
Gli agenti godono di emolumenti che comprendono voci come: festivi, notturni, straordinari. L’ammontare annuo a carico del ministero della Giustizia è di circa un milione di euro, incluse le spese per far fronte alle forniture dei servizi, per tenere in piedi una struttura fantasma. Certo, i lavoratori hanno diritto a portare a casa lo stipendio ogni fine mese, ma in una fase recessiva di sacrifici e lacrime come l’attuale, gli sprechi sono pure un insulto per chi non trova lavoro neanche per un giorno al mese: a chi fanno la guardia, le guardie carcerarie del minorile di Lecce?
«I primi a sentirsi mortificati di questa situazione incomprensibile sono gli stessi agenti di custodia – dice Giuseppe Sardone, responsabile regionale del Sappe sindacato autonomo di polizia penitenziaria -. Il minorile di Lecce doveva riaprire come istituto penale alla luce delle esigenze regionali già dopo un anno, ma i lavori di manutenzione adeguati a un regolare funzionamento si sono prolungati. Si aspettava la consegna entro il corrente anno: disattesa anche quest’ultima. Nella struttura intanto tutto resta immobile con sprechi che si protraggono per inerzia. Il fatto vero è che la destinazione d’uso è ancora lontana dall’essere individuata. Di sicuro non ha alcun senso mantenere agenti di polizia e personale civile in un carcere svuotato di funzioni, lavoratori insomma che potrebbero essere indirizzati là dove c’è necessità, e le emergenze non mancano».
A pochissimi chilometri di distanza, stessa periferia di Lecce, è situato il penitenziario Borgo San Nicola che se da un lato esplode per l’inumana concentrazione di detenuti, ve ne sono centinaia in eccesso, dall’altro è carente d’organico per quanto riguarda la sorveglianza. «Tutto questo il Sappe lo ha ripetutamente denunciato ai vari livelli – continua Sardone – proponendo altresì il cambio di funzione per l’istituto leccese minorile. Abbiamo ricevuto soltanto periodiche risposte evasive. Come sindacato, ci si prefigge ovviamente di far raggiungere il maggior rendimento del lavoro, cercando di ottimizzare l’integrazione fra lavoratori, risorse disponibili e ambiente lavorativo. In una parola: ergonomizzare. Che in tempi di crisi diffusa, come questa, deve essere l’imperativo costante».
Dopo la chiusura forzata dell’istituto minorile di Lecce, l’unico a restare operativo in Puglia è quello di Bari. I maltrattamenti consumati nell’istituto di pena salentino, emersi dall’inchiesta avviata con l’esposto del 2006 dell’allora sottosegretario alla giustizia Alberto Maritati, hanno lasciato uno strascico di morte, una vittima a distanza. Il 22enne Carlo Saturno, impiccatosi con un lenzuolo lo scorso aprile in una cella d’isolamento del carcere di Bari ove era detenuto e deceduto dopo una settimana di agonia, aveva trascorso l’adolescenza nel minorile di Lecce. Insieme con altri due ragazzi, all’epoca 16enni, aveva denunciato i fatti lì avvenuti costituendosi parte civile nel processo contro i nove agenti accusati di violenze fisiche e psicologiche. La procura di Bari, sulle cause della morte di Saturno, ha aperto un fascicolo d’indagine per istigazione al suicidio contro persone da identificare.

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