IL BANCHIERE E LA POLITICA

Pesante la giornata di ieri. Le Considerazioni finali del nuovo Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, confermano che la crisi continua e che siamo a una pressione fiscale incompatibile con qualsiasi crescita. E poi, ancora più grave, politicamente e socialmente, la definitiva sepoltura dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Senato ha liquidato l’art.18 con 231 voti a favore e solo 33 contrari: c’è da chiedersi dov’erano i senatori di sinistra. Va notato che, in quanto senatore a vita, a questo voto ha partecipato anche Mario Monti.

Pesante la giornata di ieri. Le Considerazioni finali del nuovo Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, confermano che la crisi continua e che siamo a una pressione fiscale incompatibile con qualsiasi crescita. E poi, ancora più grave, politicamente e socialmente, la definitiva sepoltura dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il Senato ha liquidato l’art.18 con 231 voti a favore e solo 33 contrari: c’è da chiedersi dov’erano i senatori di sinistra. Va notato che, in quanto senatore a vita, a questo voto ha partecipato anche Mario Monti.
Tornando alle considerazioni di Visco, la prima conclusione che si può trarre è che le condizioni di crisi della nostra economia persistono, anzi – direi – si aggravano. «Per l’Italia – ha detto il Governatore – il 2012 non potrà che essere un anno di recessione, per le incertezze finanziarie e le drastiche, pur se indispensabili misure di correzione del bilancio pubblico». Da tempo c’era l’urgenza di mettere a posto il bilancio pubblico e rianimare l’economia. Il governo – afferma sempre il Governatore – «le ha intraprese entrambe», ma in effetti – osservo io – solo la prima, così che si «è pagato il prezzo di un innalzamento della pressione fiscale a livelli ormai non compatibili con una crescita sostenuta».
Questa la verità effettuale della politica del governo Monti: tasse e tagli alle pensioni. Così «nel 2012 la caduta del prodotto può essere contenuta intorno all’1,5 per cento; una ripresa potrà affiorare (e sottolineo il verbo affiorare) verso la fine dell’anno, con probabilità tanto maggiore quanto più saranno efficaci gli interventi strutturali volti a migliorare l’utilizzo delle risorse pubbliche e private, quanto più chiara e decisa sarà la coesione mostrata dall’Unione europea». Insomma più speranze che valide previsioni economiche.
E poi resta il dubbio forte sulla tenuta dell’euro e la incompiuta Unione europea. «Al centro della crisi – afferma sempre il Governatore – vi sono oggi dubbi crescenti da parte degli investitori internazionali, sulla coesione dei governi nell’orientare la riforma della governance europea, sulla loro capacità di assicurare la tenuta stessa dell’unione monetaria».
Queste considerazioni finali si concludono con un appello alla politica, che «deve assicurare la prospettiva di un rinnovamento profondo che coltivi la speranza, vada incontro alle aspirazioni delle generazioni più giovani». Parole sante, ma la politica dov’è? Che cosa ha fatto fino ad ora? Il Presidente Mario Monti, che si dice anche «tecnico», dovrebbe avere la disponibilità e la voglia di rispondere con atti politici, e non solo con tagli e tasse. Magari potrebbe dire una parola su una seria imposta straordinaria sul patrimonio, di einaudiana memoria.
Invece, tutto il contrario, l’attuale governo ha definitivamente liquidato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

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