I mutanti hanno sempre attirato l’attenzione dei «produttori di opinione pubblica». Figure inquietanti, per alcuni; rappresentazioni di un mondo in trasformazione, per altri. Ma, a differenza di quanto stabilisce la dialettica, c’è anche una figura terza. I mutanti sono anche mostri, sono cioè esito di una mutazione irreversibile che impedisce quella trasformazione positiva altrimenti è annunciata. Al di là del giro di parole, ci sono mutanti che pretendono di scandire, con gli insulti, la vita della Rete. Sono i populisti, i seminatori di odio xenofobo, ma anche, e questa è una novità , il punto di vista di chi difende lo status quo.
I mutanti hanno sempre attirato l’attenzione dei «produttori di opinione pubblica». Figure inquietanti, per alcuni; rappresentazioni di un mondo in trasformazione, per altri. Ma, a differenza di quanto stabilisce la dialettica, c’è anche una figura terza. I mutanti sono anche mostri, sono cioè esito di una mutazione irreversibile che impedisce quella trasformazione positiva altrimenti è annunciata. Al di là del giro di parole, ci sono mutanti che pretendono di scandire, con gli insulti, la vita della Rete. Sono i populisti, i seminatori di odio xenofobo, ma anche, e questa è una novità , il punto di vista di chi difende lo status quo.
Come qualificare un uomo in divisa che si scaglia contro la madre di un giovane che quello stesso uomo in divisa ha contribuito a morire? Un mostro? Più realisticamente un uomo che crede di difendere lo Stato violando la legge. È quanto accaduto negli ultimi giorni attorno alla vicenda legata alla morte del giovane Federico Aldrovandi. La magistratura ha stabilito che il giovane è morto perché chi lo aveva fermato – poliziotti in servizio permanente effettivo – ha usato un eccesso di violenza che ne ha provocato la morte. Alcuni dei poliziotti condannati hanno usato la Rete per riversare fiele contro i parent di quel giovane. È la libertà della Rete, dirà qualcuno, scandalizzato dal fatto che il ministero degli interni ha aperto un provvedimento disciplinare contro un milite (di pubblica sicurezza? c’è da dubitare) che ha sputato quel fiele contro la madre del ragazzo. Internet non è però neutra. E quei messaggi denigratori sono stati letti e denunciati . Gli insulti hanno infatti vita grama in Rete. Si spera che questo nuova ferita alla democrazia serva almeno ad evitare che un altro giovane perda la vita per mano di chi è in servizio permanente effettivo.
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Un hackmeeting sull’onda del posterremoto
Da lustri è l’appuntamento dell’attitudine hacker italiana. Ogni appuntamento è il tentativo di mettere «on -line» tensioni, conflitti dentro lo schermo con quelli che si manifestano fuori il cyberspazio. Quest’anno, l’hackmeeting italiano si terrà all’Aquila, la città che ha visto sovvertiti stili di vita, diritti sociali e possibilità di trasformazione a causa del terremoto. Un mondo digitale terremotato così come è accaduto nella città abruzzese. Dal 29 giugno, l’Aquila ospiterà quindi l’appuntamento delle controculture digitali italiane. Ospiti d’onore, per essere adeguatamente criticati, saranno i social network (facebook, va da sé, ma anche Google), nonché chi continua a immaginare un futuro della Rete diverso da quello che hanno stabilito, chissà dove e chissà quando, le major dell’High-tech.
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