Tute blu/ OGGI ANCORA UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE
Maurizio Landini contro la «riforma Fornero»: fiducia o non fiducia non ci arrenderemo, le leggi si possono cambiare
Tute blu/ OGGI ANCORA UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE
Maurizio Landini contro la «riforma Fornero»: fiducia o non fiducia non ci arrenderemo, le leggi si possono cambiare
Di buon mattino mentre al Pantheon studenti e attivisti disfano le tende e ripongono i sacchi a pelo dopo l’accampata notturna, i primi delegati Fiom arrivano all’Esedra pronti a partire in corteo. Ieri Roma ha vissuto una giornata di mobilitazione a tappe. Un giro della Capitale per i santuari della politica, dell’economia, della formazione. Un’alleanza studenti-lavoratori per dire un secco no al fronte Monti-Fornero-Profumo.
Il corteo della Fiom aveva un obiettivo preciso: portare la protesta fin sotto i palazzi della politica, in una tre giorni di mobilitazione, contro il ddl Fornero in discussione in Parlamento, per la difesa dell’articolo 18 e per il rispetto dei diritti degli «esodati». In piazza bandiere rosse della Fiom, della Cgil, di Rifondazione, striscioni eloquenti («Siamo la Fiom, la storia che non si arrende», «Il lavoro è un bene comune», «Giù le mani dai diritti»). Qualcuno al megafono intona «Bella ciao», ma anche cori contro Monti, Fornero e l’ABC, Alfano-Bersani-Casini. Vengono accesi fumogeni rossi mentre il corteo chiede lo sciopero generale a gran voce: «Dove son finite quelle otto ore promesse dalla Camusso?».
Sono duemila o forse più, da tutta Italia. In prima fila i lavoratori del gruppo Finmeccanica, il cui Ad Giuseppe D’Orsi ha un chiodo fisso: dismettere il comparto civile, «svendere i gioielli di famiglia» stigmatizza la Fiom. E così, dopo un lungo tira e molla con la Digos sul percorso, il primo presidio si tiene proprio sotto le finestra del Ministero dello Sviluppo, in via Molise. Sul camioncino, introdotti da Francesca Re David, si alternano i delegati dell’Ansaldo e della Selex. L’eccellenza tecnologica in Italia, «attività non redditizia» secondo il Cda di Finmeccanica che vuol (s)venderli al miglior offerente. «È questo lo sviluppo?» urlano a Passera sotto le finestre del ministero. «Ha iniziato Marchionne con Irisbus ora vuol proseguire Orsi dilapidando un patrimonio industriale». Svoltato l’angolo, il serpentone entra a via Veneto. Il corteo passa e arriva sotto il Ministero del Lavoro: «Assediamo la Fornero e il Governo. Giù le mani dai diritti e dal contratto. Basta precarietà, per un nuovo welfare universale». Le camionette della polizia sbarrano i due lati della via, sia in direzione di piazza Barberini che di corso Italia, mentre una ventina di poliziotti presidiano l’ingresso del ministero, protetto dalle transenne. Vengono accesi altri fumogeni. C’é chi canta e chi soffia nei fischietti, in un rumore assordante. Mentre gli avventori dei bar si gustano la scena particolare di un corteo nelle strade della «dolce vita». «Allora, glielo diciamo che non ci piace questa riforma? – qualcuno urla al megafono – glielo diciamo che non va bene?».
A dirlo chiaro e tondo ci pensa Maurizio Landini: «Siamo contro una riforma che cancella l’articolo 18, che non diminuisce la precarietà, che taglia welfare e ammortizzatori sociali, ma anche contro la riforma delle pensioni». Landini è netto su un punto: «Non stiamo difendendo solo i lavoratori iscritti alla Fiom, ma i lavoratori tutti e la libertà di tutti». E la lotta non è chiusa, «fiducia o non fiducia, la battaglia per l’acqua pubblica ce lo ha insegnato: le leggi possono essere cambiate». Poco più in là il concetto lo sottolinea anche Paolo Ferrero: «Le leggi approvate dal Parlamento possono essere modificate, quindi non pensino di chiuderla qui ed è vergognoso che il Pd si presti alla manomissione dell’art. 18».
Ultima tappa il «Blockupy Roma», Montecitorio. Da via Veneto però, non avendo i permessi, gli operai arrivano davanti al Parlamento alla spicciolata, chi in metropolitana, chi a piedi. A due passi dall’accampata di studenti e attivisti reduci a loro volta da una mattinata di occupazioni. «No alla formazione di élite! meritiamo tutti diritti e saperi» con questo slogan gli studenti avevano occupato qualche ora prima la Scuola d’alta formazione dell’ateneo. L’azione aveva l’obiettivo di inaugurare le mobilitazioni contro il decreto legge Profumo. Terminata l’azione simbolica gli studenti spiazzano la polizia e tornano ad «Occupantheon» per raggiungere Montecitorio in una piazza blindata da camionette e agenti in tenuta antisommossa. A poche ore dalla partita della nazionale, gli studenti giocano d’anticipo e tirano calci al rigore (come un titolo del manifesto) prendendo a pallonate il Parlamento. La polizia carica i manifestanti all’imbocco di piazza Capranica. Nonostante ciò centinaia di manifestanti conquistano piazza Montecitorio sfondando i cordoni di polizia con i bookblock. E la partita può riprendere
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