Con gli operai di Basiano per noi tutti

Oggi a Milano (ore 16, piazzale Loreto) c’è un corteo con e per i lavoratori di Basiano. Bisogna andarci e invitare altri ed altre a fare altrettanto. Punto e a capo, senza le nostre solite questioni di sigle, annessi e connessi. Questa volta c’è una sola cosa da fare: schierarsi, perché tra l’operaio licenziato e il padrone che lo fa manganellare non esiste una terza via.

Oggi a Milano (ore 16, piazzale Loreto) c’è un corteo con e per i lavoratori di Basiano. Bisogna andarci e invitare altri ed altre a fare altrettanto. Punto e a capo, senza le nostre solite questioni di sigle, annessi e connessi. Questa volta c’è una sola cosa da fare: schierarsi, perché tra l’operaio licenziato e il padrone che lo fa manganellare non esiste una terza via. Bisogna stare con chi ha subìto un sopruso in nome della solidarietà, certo, ma anche nell’interesse generale. Basiano non riguarda soltanto quei 90 licenziati, in maggioranza di origine egiziana e pachistana, ma noi tutti. Oggi è toccato a loro, ma sarebbe una grave ingenuità pensare che si tratti di un fatto inedito o di una vicenda che non si possa riprodurre anche altrove.
Infatti, il significato ultimo della vicenda di Basiano non sta nel suo epilogo temporaneo, cioè nel violento intervento dei carabinieri, nei feriti e nei 19 arresti, bensì in quello che è avvenuto prima di quel lunedì mattina.
I lavoratori picchettavano l’azienda perché gli era stato comunicato il loro licenziamento. E non perché il loro lavoro non servisse più, anzi, ma molto più banalmente perché al loro posto vorrebbero mettere altri operai, sempre immigrati, ma pagati ancora meno. «Non si può fare», penserete voi. Invece si può e in alcuni settori economici, come in quello della logistica, lo si fa persino abitualmente. Funziona così: un gruppo della grande distribuzione, nel nostro caso «il Gigante», appalta alcuni processi lavorativi ad alta intensità di manodopera, tipo la movimentazione merci, a una società esterna, la quale a sua volta procede a uno o più subappalti. Alla fine della catena troviamo quasi sempre le cooperative, autentiche patrie dell’elusione di norme e contratti. Se poi l’azienda madre decide di risparmiare ulteriormente sui salari, allora è sufficiente sostituire un appalto con un altro e voilà il gioco è fatto, senza procedure, accordi o altre fastidiose perdite di tempo.
Un meccanismo infernale, spacciato per modernità, ma che in realtà ci porta indietro di cent’anni, al clima di quei film in bianco e nero, dove il padrone licenzia gli operai per sostituirli con altri operai e se poi qualcuno protesta, allora arrivano le botte. Almeno a quei tempi le cose erano chiare, il padrone rivendicava il suo diritto di fare così, mentre oggi siamo impantanati nella palude dell’ipocrisia e della menzogna.
Comunque, a questo punto vi sarà suonato qualche campanello d’allarme. Già, perché la storia di appaltare il lavoro a delle cooperative, invece che assumere, la troviamo ormai un po’ dappertutto, nel privato e nel pubblico. E le cooperative, insieme ad altre forme contrattuali precarie, altro non sono che il modo concreto in cui si sta smantellando quel sistema di regole e diritti conquistato con decenni di aspre lotte.
Ora, in nome della crisi e dello stato di necessità, si tenta l’assalto finale al nucleo duro dei diritti. Dalla vicenda Fiat fino al ddl lavoro il punto è sempre e soltanto questo e Monti l’ha ribadito a chiare lettere a Berlino, parlando di «eccessiva protezione» dei lavoratori e rassicurando Confindustria, perché vedrà «quanto potente sarà l’impatto di aver ora la libertà di procedere con licenziamenti individuali senza passare dal giudice».
Insomma, pensare che Basiano riguardi soltanto gli operai pestati lunedì scorso o il mondo della logistica o al massimo i lavoratori immigrati, sarebbe un errore imperdonabile. Basiano oggi, come Pomigliano ieri, raccontano la medesima storia, quella di noi tutti. Ecco perché non si devono lasciare da soli gli operai di Basiano.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password