Beach Boys, L’interminabile estate dei ragazzi da spiaggia

Il prossimo 5 giugno esce il nuovo album della leggendaria band californiana, il primo dopo venti anni E dopo, per festeggiare 50 anni di carriera, il gruppo partirà  per un lungo tour che toccherà  anche l’Italia.  Quando cominciammo era tutto semplice. Poi diventò business. Il mondo ci esplose intorno: ci trovammo tra Motown e Beatles. Il miglior momento per fare musica 

Il prossimo 5 giugno esce il nuovo album della leggendaria band californiana, il primo dopo venti anni E dopo, per festeggiare 50 anni di carriera, il gruppo partirà  per un lungo tour che toccherà  anche l’Italia.  Quando cominciammo era tutto semplice. Poi diventò business. Il mondo ci esplose intorno: ci trovammo tra Motown e Beatles. Il miglior momento per fare musica 

WHITE PLAINS (NEW YORK). «No che non l´avremmo mai pensato di ritrovarci ancora qui: mezzo secolo dopo. Ma figuriamoci. Il Duemila? Da ragazzi pensavamo alla profezia di George Orwell: 1984. Era quasi un gioco: ci saremo, noi, nel 1984? Ed eccoci qua: 28 anni dopo Orwell. E chissà quante reincarnazioni dopo». E già: quante reincarnazioni hanno vissuto i Beach Boys? L´esercito del surf, “Ba-Ba-Ba / Bar-bara Ann”. Poi il leader Brian Wilson che prima sforna il capolavoro Pet sounds ma letteralmente impazzisce quando ascolta Sgt. Pepper´s dei Beatles rivali: e tra droghe e malattie mentali non si riprende più. La band resiste tra liti e cambi di formazione infiniti come l´”Endless Summer” – l´estate senza fine – dei loro successi. E ora rieccoli i Ragazzi – che per la verità fanno 3 secoli e 41 anni in cinque: Brian Wilson, Mike Love, Al Jardine, Bruce Johnston e David Marks. Tutti affettuosamente intorno al grande Brian. L´unico superstite dei Wilson Brothers (Dennis annegato pieno di alcol, Carl portato via da un tumore) che sul palco del Westchester County Center, a tre quarti d´ora da New York, sarà come sempre straordinario: ma per tutta l´intervista inseguirà – come in un teatro dell´assurdo – domande e risposte tutte sue.
Nel nuovo cd c´è un brano, Spring vacations, che nella strofa rima con Good vibrations. Che cos´è: un segnale per i fan?
Mike Love: «Tutto il disco sprizza nostalgia. I ricordi ci sommergono: e per forza. Ti ritrovi insieme dopo tanti anni e senti riaffiorare le vecchie armonie come fosse ieri».
Bruce Johnston: «Prima ancora di lavorare al disco abbiamo provato a reincidere una vecchia canzone, Do it Again…».
Al Jardine: «… anno 1968».
Mike Love: «Ed è venuta maledettamente bene! Tant´è che Brian mi fa: “Ma come diavolo fate, a 70 anni, a suonare così bene?”. E io: “Beh, ne abbiamo avuto di tempo per impratichirci”».
Dave Marks: «Abbiamo avuto gli ultimi 50 anni per impratichirci!».
Il 1962 è un anno straordinario, l´anno dell´esordio per Beach Boys, Beatles, Rolling Stones e Bob Dylan. Vi sentivate parte di un movimento?
Brian Wilson: «Il titolo del nuovo disco? Si chiama That´s why God made the radio!».
M.L.: «Eravamo tutti parte di quella cosa che si chiamava rock´n´roll. Quando cominciammo era tutto molto semplice. Ma subito diventò business: dischi, chitarre, autoradio, tutto si vendeva sempre più in fretta. Il mondo ci esplose intorno e ci ritrovammo in quella incredibile compagnia: Motown, Beatles. Il migliore momento del mondo per fare musica».
Cinquant´anni dopo i Beatles non ci sono più e gli Stones hanno dovuto rimandare all´anno prossimo il tour celebrativo: avete vinto voi?
A.J.: «Ma non è perché s´è dovuto operare quello lì, Mick Jagger? Ah no: era Keith Richards».
B.W.: «Che è successo?».
A.J.: «Keith Richards in ospedale, operazione al piede. E gli Stones hanno rimandato il tour che dovevano fare quest´anno».
B.W.: «Che è successo?».
A.J.: «Caduto da cavallo – o qualcosa del genere. Tutto a posto…».
Poi, a metà anni 60, Brian in pratica esce dal gruppo. Niente più show, sempre più chiuso in studio. Proprio come a quei tempi scelgono di fare altre artisti: i Beatles, certo – ma anche Miles Davis, nel jazz, o il pianista classico Glenn Gould.
Brian, lei che cosa cercava?
B.W.: «Ascolti bene: i giovani apprezzano le radici dei Beach Boys. E anche noi siamo fieri della nostra storia…».
B.J.: «Ma perché il paragone con Glenn Gould? Lui suonava musica d´altri: non componeva, non arrangiava. Certo era un grande: ma nulla rispetto a quello che Brian faceva per noi. Brian crea, Brian non interpreta».
Ok, proviamo allora a scegliere la migliore canzone di Brian Wilson e dei Beach Boys.
B.J.: «Warmth of the sun».
M.L.: «Good vibrations».
A.J.: «California girls».
B.W.: «La favorita? California girls».
B.J.: «Due a uno per California girls!».
M.L.: «Dave ha urlato dal bagno Surfing Usa. E poi ha tirato l´acqua…».
B.J.: «Un vero Beach Boy sta sempre vicino all´acqua».
E la migliore dei vostri rivali Beatles?
B.J.: «Michelle: una signora canzone».
M.L.: «Per me Back in the USSR. Ma perché l´ascoltai la prima volta dall´acustica di Paul McCartney: eravamo tutti e due in India».
A.J.: «Io adoro Yesterday».
D.M.: «Stavo per dirlo io: Yesterday».
B.W.: «She´s leaving home: che ci crediate o no».
E perché non dovremmo crederci? Con tutte quelle armonie alla Beach Boys.
A.J.: «Ma Paul non suonò pure con noi in Vegetables? Qualcuno si ricorda più che strumento suonò?».
B.W.: «She´s leaving home!!!».
L´ultimo album di McCartney, Kisses on the bottom, è agli antipodi del vostro: molto soft, molto jazz.
B.J.: «È una dichiarazione d´amore alla giovane moglie. È andato a recuperare quel vecchio stile da crooner alla Tony Bennet. Paul non sarà mai finito: avrà sempre da scrivere».
E nella scena attuale? C´è qualche artista in cui vi riconoscete?
B.W.: «Good vibrations! Io voto per Good vibrations!».
M.L.: «C´è una caterva di giovani influenzata dai Beach Boys. Lo vedo con mia figlia, che ha 16 anni, e mi fa ascoltare Adele, Leona Lewis, Bruno Mars».
Niente Lady Gaga?
M.L.: «Niente Lady Gaga».
B.J.: «Ma dovete sentirla in The lady is a tramp, il duetto nell´ultimo album di Tony Bennett: che voce! Un giorno vedrete che sforna un disco con un´orchestra vera».
Nel 1962 l´America viveva il sogno di John Kennedy. E oggi rischia di spegnere il sogno di Barack Obama. Che lei, Bruce, per la verità avrebbe definito “uno stronzo socialista”.
B.J.: «Ma non dovevamo parlare di musica?».
M.L.: «Noi riceviamo lettere dalla Russia e dalla Cina. Abbiamo suonato dietro la cortina di ferro in Cecoslovacchia».
A.J.: «Abbiamo anche tanti fan comunisti!».
E siete fan dell´anticomunista Orwell…
A.J.: «Beh, la profezia di 1984 almeno è passata».
B.J.: «E le ragazze sono ancora splendide».
Tutto come allora?

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