AFFANNI PAPALI

Gravato dalla pubblicazione dei documenti riservati, travolto dallo scontro per bande dentro lo Ior, rincorso dai comunicati quotidiani di padre Lombardi, certo il papa non aveva bisogno del piccolo vatileaks che lo screditato presidente della regione Lombardia gli ha regalato riferendo, dopo averlo incontrato, di «parole personali che mi hanno fatto molto piacere», come se il pontefice lo avesse assolto dai peccati. Né le polemiche su quanto è costata la trasferta papale a Milano hanno migliorato l’immagine Benedetto XVI.

Gravato dalla pubblicazione dei documenti riservati, travolto dallo scontro per bande dentro lo Ior, rincorso dai comunicati quotidiani di padre Lombardi, certo il papa non aveva bisogno del piccolo vatileaks che lo screditato presidente della regione Lombardia gli ha regalato riferendo, dopo averlo incontrato, di «parole personali che mi hanno fatto molto piacere», come se il pontefice lo avesse assolto dai peccati. Né le polemiche su quanto è costata la trasferta papale a Milano hanno migliorato l’immagine Benedetto XVI.
Quella folla di tifosi convocata allo stadio Meazza, avrebbe magari voluto sentir pronunciare parole di verità, proprio in Lombardia, nel cuore dello sconquasso cattolico, nella terra ambrosiana investita dallo scontro furioso di interessi colossali (tra Formigoni e Comunione e liberazione, tra il san Raffaele e il trattamento riservato al cardinal Tettamanzi). Invece il vecchio papa stanco ha ripetuto i dogmi dell’esangue dottrina, preceduti dall’invito rivolto alla politica di «farsi amare», di svolgere l’incarico pubblico come «elevata forma di carità». Esortazione cara a questo papa che insiste, inascoltato, per la crescita di una classe dirigente cattolica meno impresentabile.
La visita di Joseph Ratzinger ha illuminato, questo sì, l’arretratezza di un contesto politico. Al punto da risaltare nelle cronache il comportamento di Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano che ha voluto rivendicare pubblicamente la pari dignità delle diverse forme di famiglia. Sentire il papa replicare il rosario sullo Stato «chiamato a riconoscere l’identità della famiglia fondata sul matrimonio» non prelude alla speranza di farsi amare dai cattolici adulti. Bisognerebbe che le parole non fossero così lontane dai sentimenti delle persone, dalle scelte che cambiano, così distanti dalla realtà che i documenti segreti ci spiattellano davanti. Come quell’elenco di leggi italiane che il Vaticano cerca di ostacolare, quei particolari sulla trattativa serrata per aggirare l’Ici.
Sistemate così laicità, libertà e verità, segue il comandamento contro l’aborto. Naturalmente non si chiede al papa di essere favorevole (nessuna donna, del resto, lo è). Ma nel paese dove applicare la legge sull’interruzione di gravidanza è un calvario, dove l’obiezione di coscienza è uno scandalo insopportabile, sentirlo invocare «il diritto alla vita», non pare il modo migliore per recuperare ascolto a una chiesa che lo sta perdendo.

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