Summit segreto tra i leader delle fazioni in lotta: “Sono dei cani sciolti imbottiti di droga” E ora hanno paura anche i capi delle curve
Summit segreto tra i leader delle fazioni in lotta: “Sono dei cani sciolti imbottiti di droga” E ora hanno paura anche i capi delle curve
GENOVA. — Qualcuno ha giurato vendetta. Il ragazzino poteva morire, i suoi amici l’hanno scampata per miracolo. Ora tira una brutta aria tra le due tifoserie. C’è chi corre ad armarsi, chi pianifica agguati. Dicono che questa volta potrebbe mettersi molto male, e infatti dall’altra notte le forze dell’ordine sono in allarme. Si temono nuovi scontri tra genoani e sampdoriani, sempre più cruenti. «Questa volta ci scappa il morto per davvero», denunciano in questura. Ma prima che la guerra sia ufficialmente dichiarata, i capi ultrà scelgono di incontrarsi in gran segreto. Succede nel tardo pomeriggio di ieri in un bar del centro, le serrande abbassate. C’è Italia-Spagna, però la tivù è spenta perché a questa gente non importa nulla degli azzurri, anzi. Tutta una vita di battaglie per il Genoa, per la Samp: non serve altro. Al summit partecipano in pochi: tra di loro uno che i rossoblù chiamano “Cobra”, mentre il leader
dei blucerchiati dicono sia “Beck’s”, come la birra. I guerrieri del tifo lo sanno, che se continua così avranno ragione i corvi della questura. E allora si parlano, cercano di chiarire: in nome della morale ultrà, che è qualcosa difficile da spiegare se non ci sei dentro. Sembra che ieri sera, alla fine dello strano summit, entrambe le fazioni abbiano promesso che faranno di tutto per tenere calmi gli animi e per riportare un po’ d’ordine all’interno di ciascuno dei due gruppi. Ma non sarà facile.
«Perché quelli che hanno tirato fuori le lame sono dei ragazzini. Cani sciolti. Cattivi, imbottiti di droghe chimiche, pieni di rabbia. Senza controllo. Due volte stupidi, e pericolosi. Per questa loro porcata rischia di scatenarsi un gran casino». Così ringhia uno dei capi storici degli ultrà del Genoa. Che anche a nome degli altri prende le distanze dall’episodio. «È una cosa che non ha niente a che vedere con il nostro mondo. Noi non rifiutiamo la violenza: ho passato una vita a battermi negli stadi di tutta Italia. Ma rischiare di morire a diciott’anni per una coltellata
è una cosa che mi fa venire
il voltastomaco».
Sabato sera i sampdoriani festeggiavano il ritorno in A. Gli altri li hanno assaliti a sorpresa, armati e volto coperto. Tutto premeditato. «A volto coperto. Premeditato.
Parole che non hanno nulla a che vedere con l’etica ultrà ». Etica? «Etica. Perché anche noi abbiamo le nostre regole. Sappiano rispettarle, e farle rispettare. Non si aggrediscono i tifosi avversari, quando sono poco
più che bambini. Niente rapine. Ci si affronta, questo sì: ma a viso aperto, con onore». Gli aggressori dell’altra notte in passato avevano già creato dei problemi nella Nord, la gradinata genoana. «Abbiamo fatto capire
che non era il posto per loro. Se ne sono andati». Sono tornati. E sono molto pericolosi. «Hanno approfittato dai casini in cui sono finiti i leader della tifoseria. Arresti, diffide, i cento Daspo dopo Genoa- Siena, tutte quelle sciocchezze sulle scommesse. Abbiamo addosso gli occhi di tutti. Datemi ventiquattr’ore di impunità, ci penso io a rimettere a posto le cose».
La polizia dice che presto potrebbe scapparci il morto. «Le conseguenze rischiano di essere terribili. È anche per questo che subito dopo i ferimenti abbiamo cercato di capire. È una storia di quartiere: un gruppo da una parte, uno dall’altra». Scalinata Montaldo, non lontano dallo stadio. Chi una notte la dipinge di rossoblù, chi l’altra di blucerchiato. Fino a quando scoppia la prima zuffa, e tutto comincia. «Non mi interessa la loro faida. Voglio chiuderla e basta, prima che sia troppo tardi». Cosa sta succedendo ai tifosi di Genova? «Siamo finiti nel frullatore mediatico. Qualcuno di noi obbliga i giocatori
a togliersi la maglia? Bene: è quella l’etica ultrà in cui mi riconosco. Anche ad un soldato che in guerra fa un passo indietro si tolgono le mostrine. Non mi sembra sia stato un atto da criminali: nessuna violenza, eravamo a volto scoperto. Ma c’era Sky, la ribalta televisiva: e tutti hanno voluto fare la morale sulla nostra pelle». Colpa delle pressioni romane, dice: «Il ministero, l’Osservatorio, la Fgci: ma la storia di Genoa-Siena si ritorcerà contro i veri colpevoli ». E poi le fotografie coi calciatori fuori dal ristorante, il calcioscommesse. «Una bolla di sapone, ma ci hanno marciato per un po’. Tanto per darci addosso». Povere vittime. Come se non aveste nessuna responsabilità. Nemmeno per quello che è successo l’altra notte. «La violenza non è nel calcio. È in questa società. E quelli sono i ventenni di oggi. Rabbiosi, drogati di Facebook e di roba chimica. Mocciosi che vogliono combattere il sistema, ma si autodistruggono. Cani
sciolti».
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