PALESTRA PRECARIA

ROMA. Erano destinati a diventare uffici pubblici, poi sono finiti tra gli edifici da cartolarizzare e rimasti abbandonati. Ora sono stati trasformati in una palestra popolare e in un centro culturale. Ecco l’ultima «occupazione» della capitale Scup è un acronimo. Significa Sport e cultura popolare. Ed è anche il nome dato a uno stabile in via Nola 5, zona San Giovanni a Roma, occupato lo scorso 12 maggio da un gruppo di precari e disoccupati, tra cui molti istruttori sportivi che hanno trasformato lo stabile, in disuso da tempo, in una palestra popolare e in un centro culturale. Ieri, con una conferenza stampa, i progetti che avranno luogo dentro a Scup sono stati presentati al quartiere.

ROMA. Erano destinati a diventare uffici pubblici, poi sono finiti tra gli edifici da cartolarizzare e rimasti abbandonati. Ora sono stati trasformati in una palestra popolare e in un centro culturale. Ecco l’ultima «occupazione» della capitale Scup è un acronimo. Significa Sport e cultura popolare. Ed è anche il nome dato a uno stabile in via Nola 5, zona San Giovanni a Roma, occupato lo scorso 12 maggio da un gruppo di precari e disoccupati, tra cui molti istruttori sportivi che hanno trasformato lo stabile, in disuso da tempo, in una palestra popolare e in un centro culturale. Ieri, con una conferenza stampa, i progetti che avranno luogo dentro a Scup sono stati presentati al quartiere. Corsi sportivi, dalla difesa personale al mini basket e alla capoeira per adulti e bambini. Da un progetto di “piattaforma multifunzionale” in grado di diffondere e coordinare mediaticamente i vari progetti, curata da Sonar Project, a uno studio di registrazione, una scuola popolare con lezioni collettive per studenti delle scuole medie, superiori e dell’università e a una biblioteca «che nel quartiere è chiusa dal 2009».
Scup sarà anche la nuova sede di una web radio indipendente, RadioSonar, nata otto anni fa. Sport e cultura. Due settori particolarmente colpiti in tempo di crisi. Servizi per tutti e lotta al precariato la risposta che cerca di dare, e di darsi, Scup ai cittadini del quartiere così come, per esempio, agli istruttori che hanno deciso di occupare lo stabile opponendosi alla propria condizione precaria. «Sport e cultura sono due elementi cardine per uscire dalla crisi che attraversa la nostra società, elementi capaci di offrire esempi di condivisione dei saperi e dell’educazione, nuove forme di welfare e mutualismo» spigano.
«Scup è oggi qui per dimostrare che la cultura come lo sport devono tornare a essere i pilastri del nostro vivere collettivo, di un modo sano di produrre, creando diritti e combattendo contro la speculazione», affermano gli occupanti, che hanno effettuato accurate ricerche sulla natura della palazzina prima di trasformarla in un centro sportivo e culturale. Un riferimento non casuale, quello alla speculazione, dal momento che lo stabile, o meglio gli stabili, di via Nola 5 hanno una storia che può raccontare molto sulle possibili “destinazioni d’uso” degli spazi cittadini. 3.550 metri quadrati totali di superficie, due immobili di cui il più grande composto da tre corpi di fabbrica, tre piani, uno interrato. Destinazione: uffici pubblici. Infatti fino al 2004 le palazzine hanno ospitato la sede locale della Motorizzazione Civile e la proprietà era del ministero dei Trasporti. Nel dicembre di quell’anno però lo stabile di via Nola 5 rientra in un più ampio processo di cartolarizzazione di beni pubblici promosso dal ministero dell’Economia e delle Finanze finalizzato a ridurre l’indebitamento e le spese di gestione per lo Stato. Insieme, a via Nola 5, 396 immobili pubblici, al 70 per cento di proprietà dello Stato e al 30 per cento degli enti previdenziali, vengono trasferiti in un fondo immobiliare costituito ad hoc per l’operazione di valorizzazione e razionalizzazione degli spazi, nonché di contenimento dei costi operativi: il Fondo Immobili Pubblici, il primo nel suo genere. 3,3 miliardi di euro il valore complessivo degli immobili, al netto dello “sconto di apporto” del 10 per cento, confluiti nel fondo gestito dalla società di gestione del risparmio Investire immobiliare srg spa. Una società posseduta all’80 per cento dalla Banca Finnat Euramerica spa controllata dalla famiglia Nattino e al 20 per cento da Regia, holding della famiglia di Gilberto Benetton che ne ha acquisito le quote nel 2008. E dopo aver fatto confluire immobili pubblici nel fondo è il fondo stesso che affitta al pubblico gli stabili. Si legge in un comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 29 dicembre 2004 che annunciava l’operazione: «Gli immobili sono stati concessi in locazione dal Fondo all’Agenzia del Demanio». Nel caso di via Nola 5 il corrispettivo per l’affitto ammonta a 260.382 euro all’anno con scadenza al 30 giugno 2012.
Una domanda sorge spontanea: ma l’Agenzia del Demanio sta pagando e ha pagato per uno stabile non utilizzato? «L’ultima puntata di questa storia è del maggio del 2010» si legge nel comunicato diffuso ieri. L’obiettivo del conferimento al fondo era infatti che quest’ultimo vendesse lo stabile, e così è avvenuto. A comprarlo alla fine del 2010 la F&F Immobiliare srl una società nata proprio nel maggio dello stesso anno i cui soci, due anziani di 80 e 73 anni, possiedono quote di soli 5 mila euro a testa. Piccolo particolare: «Oggi quella società risulta inattiva e con debiti che ammontano a 4.829.345 euro» denunciano gli occupanti. Riassumendo: nel 2004 lo Stato per fare cassa ha ceduto l’immobile di via Nola 5 a un fondo immobiliare gestito da una sgr che fa capo a una banca, pur continuando a pagare un affitto per il suo utilizzo. Il fondo ha fatto il suo dovere e l’ha “valorizzato” ottenendo una plusvalenza dalla vendita a una società che però oggi è inattiva.
Risultato: a distanza di otto anni dal conferimento al fondo, fino al momento in cui è stato trasformato in Scup, l’immobile era solo una struttura vuota e lasciata al degrado nel cuore del quartiere semicentrale di San Giovanni, a due passi dalla fermata della metro A e dalla celebre piazza del concertone del primo maggio, sovrastata dalla bellissima Basilica di san Giovanni in Laterano. Vuoto, forse in attesa che un provvidenziale cambio di destinazione d’uso, magari giustificato dalla necessità di riqualificazione, possa dare i suoi frutti.

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