La bomba uccide sedicenne: 6 feriti, una grave. Sull’asfalto i resti di una strage italiana, vomitati da astucci e zainetti: diari, rossetti, anellini, pupazzi, specchietti . Azzurra ha i capelli bruciati e il viso che sanguina, urla il nome della sua amica che non può più rispondere. Eccolo qui il punto dove è esplosa Melissa, il cancello d’ingresso a un passo, il cassonetto a un altro passo
La bomba uccide sedicenne: 6 feriti, una grave. Sull’asfalto i resti di una strage italiana, vomitati da astucci e zainetti: diari, rossetti, anellini, pupazzi, specchietti . Azzurra ha i capelli bruciati e il viso che sanguina, urla il nome della sua amica che non può più rispondere. Eccolo qui il punto dove è esplosa Melissa, il cancello d’ingresso a un passo, il cassonetto a un altro passo
Brindisi. Di sicuro c´è solo che sono carogne. Solo delle carogne potevano fare quello che abbiamo visto davanti a una scuola in una mattinata di fine primavera.
I resti di una strage italiana vomitati da astucci e zainetti colorati, intimità abbandonate sull´asfalto ancora bollente, quaderni bruciati, rossetti, anellini, specchietti, pupazzi, diari strappati, pagine decorate con cuoricini e tanti “ti amo”. Ti amo Nicola. Ti amo Vincenzo. Ti Amo Teodoro. Strage di ragazzine. Carogne.
Siamo arrivati dall´altra parte del vialone che taglia in due la periferia di Brindisi per cercare un “reperto” scaraventato a quasi 600 metri, qualcosa che è volato da dove c´era la bomba fino a laggiù, non si capiva cos´era, ferro, cemento, legno annerito. Un altro “reperto” l´abbiamo ritrovato a 350 metri dalla parte opposta, ci hanno detto che era un pezzo di bombola. Ci hanno detto tutto e niente in questa città della Puglia dove è morta Melissa, dove Veronica sta lottando per sopravvivere e dove altre cinque adolescenti sono saltate in aria con i libri in mano. Un attentato. Un attentato contro una scuola che porta il nome di Francesca Laura Morvillo Falcone, vent´anni fa saltata in aria con suo marito nche loro a Capaci. Fra quattro giorni c´è l´anniversario. È bastata questa coincidenza per far pensare a un altro massacro di mafia. Troppo e troppo poco. È bastato stare qualche ora fra la via Aldo Moro e la via Palmiro Togliatti, via Oberdan e via San Giovanni Bosco, per scoprire un altro orrore e sudare di paura. Senza capire.
Eccolo qui il punto dove è esplosa Melissa Bassi, 16 anni, una ragazzina bella dai capelli rossi. Eccolo qui il muretto di pietra dove un cassonetto dell´immondizia è andato in frantumi, tre bombole di gas scagliate in cielo con un innesco di polvere pirica. Il cancello della scuola è a un passo, il cassonetto dell´immondizia a un altro passo, Melissa in mezzo. Con Veronica Capodieci e con Selene Greco lì accanto, con Azzurra Camarda, Alessandra Gigliola, Nicoletta Messere, Sabrina Ribezzi tutte lì anche loro. Sono le 7,40 di un tranquillo giorno di sabato qui a Brindisi, fra le case popolari a ridosso del rione di Santa Chiara. Sul viale stanno arrivando gli autobus dalla provincia, carichi di studenti. Alle 7,40 arriva anche quello che parte da Erchie, entra a Torre Santa Susanna, tocca Latiano e poi si ferma per l´ultima volta a Mesagne, prima di entrare in città. Sono 35 le ragazze pendolari. Scendono lentamente, una a una. Quindici metri sul vialone, poi svoltano a destra e sono proprio in quel punto, fra il cancello e il cassonetto.
Due minuti, solo due minuti. Alle 7,42 il botto. Il primo testimone. Rosario Tanzarella, 48 anni, agente di viaggio, proprietario del piccolo appartamento in via Oberdan proprio davanti alla scuola, si è appena svegliato: «Stavo prendendo il caffè quando la casa ha cominciato a tremare, ho pensato subito allo scoppio di una bombola del gas nell´appartamento di sopra, poi ho guardato fuori e ho visto otto o nove ragazze stese a terra, alcune avvolte dal fuoco». Lamenti, grida. La seconda testimone. In quel momento con la sua Punto grigia è davanti alla scuola Maria Lisa Calì: «Da meno di trenta secondi era scesa dall´auto mia figlia Chiara, ho fatto in tempo a vederla superare il cancello, poi ho sentito un boato e non ho visto più niente». La terza testimone. Sua figlia Chiara: «Non mi sono nemmeno voltata, ho cominciato a correre e a piangere». Alle 7,43 Anna Cacione, 19 anni, studentessa, della scuola “Morvillo Falcone” è a pancia in giù con i piedi di una compagna sulla sua testa e sopra di lei c´è un´altra compagna: «Avevo un appuntamento con due amiche proprio davanti al cancello, ancora non arrivavano e mi sono spostata di qualche metro per vedere se stavano venendo dall´altra parte. Così mi sono salvata». Alle 7,44, il piazzale è un inferno. Azzurra ha i capelli bruciati e il viso che sanguina. E urla, chiama la sua migliore amica: «Melissa, Melissa». Melissa non risponde. Alle 7,45 davanti alla scuola arriva un´auto della polizia municipale. Neanche cinque minuti dopo la prima ambulanza.
Vanno a fuoco quaderni, ombrelli, zaini. I vetri delle palazzine giallo canarino là di fronte sono tutti rotti. Come i vetri della scuola. Nel cortile interno c´è una distesa di pietre. Sul vialone sono finiti pezzi di quel cassonetto azzurro dove c´erano le tre bombole di gas che qualcuno ha fatto esplodere. La prima ambulanza è già scomparsa oltre il viadotto. Non sono neanche le 8 che Melissa non c´è più. Davanti alla scuola restano gli avanzi di una strage. La Punto della mamma di Chiara tutta nera di fumo, la saracinesca dell´assicurazione “Presidenza” sventrata, intatto il cartello pubblicitario sopra la bomba. Anche il chiosco verde non ha un graffio, “Il panino dei Desideri” sembra blindato. Le ragazze ferite in ospedale, le sopravvissute chiuse in una palestra ascoltate dai poliziotti. Cosa avete visto? Chi c´era in mezzo a voi? Quanti scoppi avete sentito?
È cominciata così, dopo la bomba, la giornata più lunga di Brindisi. Con un´incredibile ridda di voci che si sono incrociate intorno a un attentato che resta molto misterioso. Nella città che sino a una decina di anni fa era capitale del contrabbando di “bionde” e che poi è stata “pacificata»” – il Comune è arrivato ad assumere i sigarettai come lavoratori socialmente utili per non consegnarli alle bande della Sacra Corona Unita – è iniziata la caccia all´assassino o agli assassini, la caccia al movente, alla matrice di questo attentato assurdo. È la mafia locale. Sono gli anarchici greci. È la strategia della tensione con i servizi deviati in campo. Ipotesi. Dietrologie. È la mafia siciliana. La scuola è intitolata a Morvillo Falcone, la carovana di Libera partita da Roma l´11 aprile scorso era attesa nel pomeriggio a Brindisi, l´anniversario di Capaci è fra qualche giorno. Una suggestione dopo l´altra. Solo coincidenze. E tante informazioni fasulle. «È stato trovato un timer», annuncia qualcuno. Falso. «Un testimone ha visto un ragazzo sistemare uno zaino nel cassonetto e lo ha già descritto». Falso. C´è stata una furibonda rissa fra due ambulanti per conquistare il territorio. Il fruttivendolo che ogni mattina è lì, questa mattina non c´era. È un avvertimento dei clan della provincia ai clan della città.
Solo voci. Incontrollate, stupide. Sull´autobus che è arrivato da Mesagne c´erano alcune ragazze «figlie di famiglia», con padri e fratelli dentro le organizzazioni criminali di quel paese che è il luogo dove è nata la Sacra Corona Unita, la mafia pugliese. Una mafia che anche qui prova a non far rumore, a cercare consenso. «La gente ci deve volere bene», fanno sapere i boss dal carcere e quei pochi altri che ancora stanno fuori mentre a Brindisi scendono il ministro dell´Istruzione Profumo, il procuratore Grasso, Luigi Ciotti e tutti reperati speciali dell´investigazione.
Ma chi ha ucciso Melissa? Chi voleva la morte di Veronica e Azzurra, Sabrina e Nicoletta, Selene e Sabrina? Chi?
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