Monti, fischi per fiaschi

Bergamo •Contestazione da terra e dal cielo, da sinistra a destra. Ma per il premier «parole vacue e proteste non servono»

Bergamo •Contestazione da terra e dal cielo, da sinistra a destra. Ma per il premier «parole vacue e proteste non servono»
Il discorso del capo del governo ai cadetti delle Finanza interrotto dalle critiche. La Lega fa volare uno striscione contro le tasse, mentre sindacati e centri sociali sfilano in corteo Prima o poi doveva succedere. Fischi a Monti da destra e da sinistra. Non è stata una festa la visita del presidente del consiglio che ieri è venuto a Bergamo per partecipare alla cerimonia del giuramento di fedeltà dei cadetti della Guardia di Finanza. L’immagine plastica del capo del governo tecnico che sobrio, ma sprezzante, arringa i finanzieri in alta uniforme ha suscitato la rabbia di molti cittadini. E come avrebbe potuto essere diversamente. Non si tratta di mancanza di rispetto per le istituzioni o per il meritorio lavoro delle Fiamme gialle che combattono l’evasione fiscale. Si tratta invece del diritto di contestare un governo che per uscire dalla crisi ha come unica politica quella dei tagli e delle tasse. Una tenaglia che finisce per colpire sempre gli stessi, i più deboli e i più poveri. O sicuramente i meno ricchi. Questo è il clima del paese. Ed è questo clima che genera tensione sociale e che fornisce facili argomenti anche a chi, come la Lega, fino a pochi mesi fa era al timone di comando e ora cerca faticosamente di rilanciarsi cavalcando il mal di pancia del nord produttivo, dove sia gli imprenditori che i lavoratori dipendenti sono strangolati dalle manovre di Monti & soci. Non stupisce quindi che ieri a Bergamo il presidente del consiglio sia stato bersagliato da un fuoco incrociato. Da una parte le contestazioni qualunquiste dei leghisti genericamente contro le tasse di Roma. Un centinaio di metri più in là un corteo organizzato da centri sociali, Fds e sindacati di base che ha sfilato nelle vie del centro per chiedere giustizia sociale scortato da un ingente spiegamento di forze dell’ordine. E che nessuno si azzardi a parlare di opposti estremismi. Le due facce della contestazione sono lontane mille miglia. Casomai è un problema di Monti capire perché le sue politiche riescono a suscitare la rabbia di cittadini che la pensano tanto diversamente. E, anzi, è quasi incredibile che quelle di ieri siano forse le prime contestazioni che hanno segnato un discorso pubblico del capo di questo governo. Eppure la giornata era iniziata bene. L’arrivo di Monti in piazza Vittorio Veneto a Bergamo verso le dieci del mattino era stato salutato da applausi istituzionali. Ma dopo pochi minuti un paio di persone hanno cominciato a urlare: «Ridacci le pensioni». Sopra la folla per mezz’ora vola un piper che trascina dietro di sé uno striscione con la scritta: «Basta Monti, basta tasse. Lega Nord». Uno spot, come si fa la domenica sopra gli stadi. Nulla di più. Monti sale sul palco inizia il suo discorso solenne. Ma la ritualità della celebrazione lascia presto la scena agli umori di una piazza irrequieta, stufa di ascoltare in silenzio i monologhi del presidente del consiglio. Altri fischi, nuove urla. Difficile dire se si tratti di manipoli di leghisti o di spontanee proteste di cittadini senza bandiere. Monti stizzito alza la voce e decide di rispondere solo al nemico più impresentabile: la Lega. Prima strizza l’occhio al nord: «L’evasione non è solo una violazione nel rapporto con lo Stato – declama – ma un fattore di ostacolo per la concorrenza leale tra le imprese. Noi cittadini dell’Italia settentrionale e lombardi siamo spesso penalizzati nella competitività internazionale delle nostre imprese per le sacche di grande evasione che si annidano ovunque nel paese e forse più in altre parti del paese». Poi attacca: «La lotta all’evasione fiscale non si fa con parole vacue e gesti di protesta. La crisi economica internazionale e i problemi dell’Italia non si risolvono con superficiali istanze separatiste. Viva l’Italia unita». I leghisti sono sistemati. Ma dietro un fitto cordone di agenti in tenuta antisommossa alzano il volume e accendono i fumogeni centinaia di manifestanti del corteo delle sinistre di Bergamo che si sono riunite nella campagna «Adesso basta». Loro Monti non riescono neppure a vederlo, hanno dovuto sfilare per ore in una città mai così militarizzata. Nessun incidente, solo voglia di farsi sentire. «La Lega fa ridere – spiega Carlo Capitanio del centro sociale Paci Paciana – dov’erano quando è scoppiata al crisi? Noi non siamo con chi pretende di non fare lo scontrino. Ma bisogna smetterla di pensare che la destra è contro le tasse e la sinistra è contro i tagli alla spesa. Noi siamo contro le tasse ingiuste che vessano chi ha meno, per questo chiediamo la patrimoniale, e siamo contro i tagli che colpiscono chi le tasse le ha sempre pagate, a partire dal massacro imposto dalle riforme delle pensioni e del mercato del lavoro». Monti è già lontanto, a queste critiche come sempre non risponde. Almeno fino ai prossimi fischi.

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