Li fece inserire dopo il ’53 nell’Opera integrale
Li fece inserire dopo il ’53 nell’Opera integrale Dopo la sconfitta del III Reich, una commissione di professori di Friburgo incaricata di giudicare i casi più gravi chiama Heidegger a rispondere dei «danni tremendi» causati all’università e del suo «antisemitismo». Gli sarà vietato di insegnare e di partecipare a qualsiasi attività universitaria, divieto che sarà mantenuto fino al 1951. La commissione seguì le raccomandazioni di Karl Jaspers, che aveva consigliato caldamente, visto in particolare il «modo di pensare heideggeriano non libero, dittatoriale e scarsamente comunicativo», di sospenderlo dall’insegnamento per alcuni anni, ma di favorire comunque il suo «lavoro». Ebbene, Heidegger si è molto abilmente servito di questa illusoria dissociazione tra insegnamento e «opera» per pubblicare i suoi corsi nazisti appunto per mezzo della sua «opera». Infatti, a partire dal 1953, egli ha iniziato a pubblicare i corsi e gli scritti in cui celebra il dominio e la «grandezza» del movimento nazionalsocialista. E una volta assicurata la propria fama ha programmato la pubblicazione, postuma, della sua «opera integrale» (Gesamtausgabe), includendovi i corsi più apertamente nazisti e reintegrando negli scritti degli anni 1930 e 1940 i passaggi dapprima soppressi perché giudicati troppo compromettenti. Che cosa nasconde questo doppio gioco? Qual è la sua strategia? Chi è dunque Heidegger veramente?
È necessario fare oggi piena luce su queste domande. È necessario anche rivalutare la sua responsabilità, non solo nell’adesione dei tedeschi a Hitler nel 1933, dove l’influenza dei discorsi del rettore Heidegger è accertata da lunga data, ma anche nella preparazione delle menti al processo che condurrà alla politica di espansione militare del nazismo e allo sterminio degli ebrei d’Europa (…).
Sappiamo da poco tempo con quale precocità si è espressa l’intensità del razzismo e dell’antisemitismo di Heidegger. Sin dal 1916, scrive alla fidanzata Elfride: «La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è in effetti spaventosa, e ritengo che la razza tedesca dovrebbe trovare sufficienti energie interiori per emergere». Lo stesso tema e lo stesso vocabolario si ritrovano nella penna di Hitler, che parla nel Mein Kampf delle «università giudaizzate». E le lettere di Heidegger a Elfride sono infarcite di odiose osservazioni antisemite, come ad esempio quando scrive, il 12 agosto 1920, che «gli ebrei e i profittatori sono ormai un’invasione», o quando, il 19 marzo 1933, deplora il fatto che Jaspers, un uomo «puro tedesco, con l’istinto più genuino, che sente la più alta sfida del nostro destino e individua i compiti, resti vincolato dalla moglie», che è ebrea. Prosegue poi rimproverando a Jaspers di pensare «in maniera troppo “legata all’essere umano”». Per Heidegger, dunque, essere «puro tedesco» implica rompere qualsiasi legame con gli ebrei, anche se si tratta della propria moglie, e respingere ogni riferimento all’umanità.
Tuttavia, invece che militare apertamente come Hitler alla testa di un partito, Heidegger prepara in modo sotterraneo la conquista delle menti. Sin dal 1922 predispone con la moglie Elfride il suo rifugio di Todtnauberg, in cui, dalla Hütte (capanna, baita) annidata tra le alture accanto a un ostello della gioventù, invita i suoi studenti a veglie e passeggiate, delegando a Elfride — come rivela la testimonianza di Günther Anders — il compito di attirarli nei movimenti giovanili nazionalsocialisti. Nel 1930 Elfride metterà il Mein Kampf di Hitler sul tavolo della Hütte, ordinando all’allievo di Heidegger, Herman Mörchen: «Lo devi leggere!». Ed è a Todtnauberg che, nell’ottobre del 1933, il rettore Heidegger organizza il suo primo campo di indottrinamento (con marcia da Friburgo in uniforme delle SA o delle SS), dove fa tenere corsi di dottrina razziale e procede egli stesso alla selezione dei più idonei.
Nel frattempo, Heidegger ha perseguito la sua ascesa universitaria: dopo aver corteggiato il filosofo Husserl, non esita a rompere con lui due mesi dopo aver ottenuto la sua cattedra a Friburgo. Nello stesso anno 1928 tenta invano di imporre, come proprio successore all’Università di Marburgo, Alfred Baeumler, suo compagno di strada nei primi anni del nazismo. Nel maggio del 1933 quest’ultimo, insieme a Goebbels, farà da maestro di cerimonia nel grande rogo di libri a Berlino.
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