La rete del Grillo

Intercettato un bel po’ dell’elettorato in fuga dal centrodestra al primo turno, il Movimento 5 Stelle ha completato l’opera nei ballottaggi di ieri. Era previsto, eppure l’analisi dei voti assoluti nelle città  in cui i grillini erano presenti al secondo turno è sorprendente.

Intercettato un bel po’ dell’elettorato in fuga dal centrodestra al primo turno, il Movimento 5 Stelle ha completato l’opera nei ballottaggi di ieri. Era previsto, eppure l’analisi dei voti assoluti nelle città  in cui i grillini erano presenti al secondo turno è sorprendente. Colpisce il modo in cui il consenso della Lega e del Pdl – i due partiti che per dieci anni, e fino a sei mesi fa, hanno dominato la politica tanto a Roma quanto nel nord del paese – si sia facilmente trasferito a questo gruppo di debuttanti. Merito, o colpa, del meccanismo del doppio turno ma non basta. Il 5 Stelle evidentemente è un movimento che risulta appetibile per chi si era lasciato fin qui sedurre dal populismo berlusconiano e dalle rozze semplificazioni bossiane, malgrado i 5 stelle siano in gran parte giovani secchioni ambientalisti, più bravi a problematizzare che a risolvere. Questo significa che il rustico messaggio del comico portabandiera fa abbondantemente premio sui curricula dei militanti e candidati. E potrebbe significare, allora, che l’onda grillina è destinata a montare anche oltre il voto amministrativo, all’apparenza il più idoneo per una lista para-civica. Sarà così se nel frattempo non impazzisce la miscela tra un movimento aperto e un leader fondatore prepotente e proprietario. Tra le più banali giaculatorie da comizio e un programma invece tra i più meditati. Preoccuparsi è lecito, le condizioni per un bis alle politiche ci sono tutte. Come dimostra l’enorme astensionismo, l’altra notizia delle elezioni di ieri assieme al risultato di Parma. Siamo a +12% di astenuti rispetto all’ultimo ballottaggio. Non vota un elettore su due, Bersani però dice che «siamo nella media Ue». A questo punto, valesse la pena dare un consiglio alla sinistra e al Pd, sarebbe quello di non provare a inseguire Grillo lì dove è più capace – cioè nell’autoritarismo e nella retorica populista ma fargli concorrenza in quel che c’è di buono tra i 5 stelle, la partecipazione e la preparazione. Cominciando magari a non esultare perché il Pd ha vinto a Garbagnate e a Budrio, anche se ha perso a Parma (e a Palermo e in fondo anche un po’ a Genova). Berlusconi e Bossi sono stramazzati, il Pdl è costretto a tentare un suicidio rigeneratore, certo. Ma la brutta notizia di ieri per i democratici è che si può non vincere anche quando i vecchi avversari perdono.

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