A MONTREAL GLI INDIGNADOS SFILANO A MIGLIAIA
Ninja e pirati per le strade. Dall’altra parte polizia in tenuta anti-sommossa Sfidando i divieti polizieschi, gli indignati quebecchesi sono tornati in piazza anche all’indomani degli arresti di massa che, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno portato in carcere quasi 700 persone. È la prima volta che la polizia compie arresti di massa di simili proporzioni nella provincia canadese.
A MONTREAL GLI INDIGNADOS SFILANO A MIGLIAIA
Ninja e pirati per le strade. Dall’altra parte polizia in tenuta anti-sommossa Sfidando i divieti polizieschi, gli indignati quebecchesi sono tornati in piazza anche all’indomani degli arresti di massa che, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno portato in carcere quasi 700 persone. È la prima volta che la polizia compie arresti di massa di simili proporzioni nella provincia canadese. Contro la protesta studentesca, il clima sembra essere tornato quello degli anni ’70, e le misure che proibiscono «l’assembramento illegale» assomigliano alle leggi d’emergenza messe in campo allora contro gli indipendentisti del Quebec. E così, per la 31esima notte consecutiva, centinaia di manifestanti hanno sfilato in diverse città, da Montreal a Quebec e a Saguenay, inscenando un «cacerolazo», sul modello argentino o cileno: con tanto di pentole e cucchiai in legno, e senza comunicare alla prefettura il percorso del corteo. Nel cuore di Montreal si sono visti sfilare giovani vestiti da pirati o da guerrieri ninjas, che gridavano al sindaco di Montreal di preoccuparsi della corruzione imperante della sua giunta, piuttosto che ordinare ai cittadini «di restare al balcone» e alla polizia di caricare gli studenti. Come spiega l’analisi di Pascale Dufour, la situazione degli studenti quebecchesi non è paragonabile a quella dei loro coetanei in Cile. Come a Santiago, però, anche a Montreal ora non sono più solo studenti a protestare per il diritto allo studio e per quello di manifestare, anche altri strati della popolazione sono con loro: contro la legge 78, approvata il 18 maggio, e vari suoi corollari a livello comunale, che limitano il diritto al dissenso. In base alle nuove disposizioni, il governo obbliga i manifestanti a dichiarare il percorso otto ore prima e proibisce gli assembramenti che impediscono l’accesso agli istituti scolastici. Gli organizzatori rischiano, altrimenti, multe che vanno da 25.000 a 125.000 dollari. E anche chi manifesta rischia di dover pagare tra i 1.000 e i 5.000 dollari. Leggi che – dicono gli indignados – stanno trasformando le forze di polizia del Quebec in milizie politiche al soldo del Partito liberale e al servizio di una piccolissima fetta di privilegiati, nella cerchia del governo di Jean Charest. Istituzioni pagate dai cittadini e che, invece di mettersi al loro servizio – recitano i cartelli dei dimostranti -, si trasformano in gruppi d’assalto per reprimere il dissenso popolare. In un crescendo di proteste, le associazioni studentesche hanno invitato la popolazione alla disobbedienza civile, e il sindacato Classe (Coalizione larga dell’associazione per una solidarietà sindacale studentesca) ha preso la direzione della protesta. Il sindacato ha anche lanciato un sito internet per invitare i navigatori a publicare una foto accanto alla frase «disobbedisco alla legge 78». In solidarietà con gli studenti quebecchesi è arrivato subito il collettivo di hacker Anonymous, che ha lanciato l’Operazione Quebec, bloccando già una decina di siti internet del governo. A seguire, anche il movimento Occupy Wall Street a New York. E anche in Francia si sono svolte manifestazioni di sostegno e si è raccolto l’invito a disobbedire.
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