I carabinieri: «Abbiamo un nome»

È di un genovese, legato all’eversione di sinistra. Il rapporto ai pm

È di un genovese, legato all’eversione di sinistra. Il rapporto ai pm
GENOVA — Non un sospettato fra i tanti ma un nome (genovese) da legare a una pista precisa. Lo hanno individuato i carabinieri del Ros di Genova e lo indicano nel primo rapporto consegnato alla procura sull’agguato al manager dell’Ansaldo Roberto Adinolfi. Il Ros chiede ai magistrati dell’inchiesta «l’autorizzazione ad ascoltarne le conversazioni telefoniche» e a «circoscriverne le comunicazioni e i contatti a partire dal 1º gennaio 2012». Si controlleranno quindi i suoi tabulati telefonici degli ultimi quattro mesi. Nel motivare la richiesta di intercettazioni i carabinieri parlano di «indagini in atto da tempo pertinenti ad ambienti eversivi» con i quali l’uomo sarebbe in contatto; descrivono il suo «circuito relazionale» con i nomi storici dell’eversione di sinistra genovese; annunciano di voler riaprire il fascicolo sui cosiddetti «eredi» delle vecchie Br; ricordano di aver «accumulato» sull’argomento «una inquantificabile mole di dati»; definiscono «particolare» l’arma usata per gambizzare Adinolfi e considerano che tutto questo «sia stato senza alcun dubbio funzionale alla perpetrazione dell’attentato».
Il Ros punta con decisione, quindi, all’ipotesi eversiva e riavvolge il nastro del tempo rivedendo vecchie indagini su personaggi che hanno sicuramente a che fare con la pista vetero-brigatista ma che potrebbero avere contatti anche con quella anarco-insurrezionalista. Sono questi due dei tre filoni d’inchiesta indicati ieri nella sua informativa urgente alla Camera dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. La terza pista è quella commerciale, legata al fatto che l’Ansaldo Nucleare di cui Adinolfi è amministratore delegato ha sviluppato parte delle sue attività nell’est europeo.
Il ministro ha confermato la necessità di guardare indietro negli anni per cercare di risolvere il rebus del caso Ansaldo. L’ha fatto in particolare in un passaggio: «La tematica antinucleare ha sempre rivestito specifico interesse per i gruppi di matrice anarco-insurrezionalista. Nel marzo 2009 — ha spiegato — è stato diffuso sul web un documento in cui, pur in completa assenza di minacce specifiche, erano stati indicati numerosi manager di diverse società impegnate nel settore dell’energia nucleare, fra i quali anche Adinolfi». Ma anche se l’area anarchica non viene ignorata, «l’uso di un’arma» (la Tokarev, ndr), ha spiegato il ministro, sarebbe una «novità assoluta» per questi gruppi. L’ipotesi della «matrice brigatista» sarebbe invece legata alle «modalità dell’agguato, in particolare all’uso di un’arma da fuoco (la Tokarev, ndr) e la preparazione che lo ha preceduto, che sembra dimostrare una certa capacità organizzativa».
Di sicuro l’attentato di lunedì ha riattivato i «simpatizzanti» delle azioni dimostrative. I Gap, Gruppi armati proletari, hanno firmato una valutazione politica su Indymedia che parla di «violenza rivoluzionaria» e fa riferimento al manager genovese ferito invitando a non piangere «gli sfruttatori e i loro servi». Anche su Indymedia Svizzera un fantomatico «Compagno Tokarev» ha pubblicato un post per dire «non abbiamo lacrime per Adinolfi» e indicare Ansaldo Nucleare come «impresa di guerra e di devastazione di territori».

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