GRECIA Olga e i sette dei Nuclei di fuoco

In carcere dal 2011 sono accusati di aver inviato pacchi incendiari a diverse ambasciate Il nucleo anarchico che si attribuisce l’attentato si è dato il nome Olga, in onore di Olga Oikonomidou, anarchica greca, appartenente alla sigla Ccf (Cospirazione dei Nuclei di Fuoco/Federazione Anarchica Informale), detenuta nelle carceri elleniche dal 14 marzo 2011, come altri suoi compagni: Damiano Bolano, Giorgos Nikopoulos, Panayiotis Argyrou, Gerasimos Tsakalos, Michalis Nikolopoulos, anche loro citati nel volantino recapitato ieri al Corriere della sera, in cui tra le altre cose si minaccia «un’azione per ognuno di loro».

In carcere dal 2011 sono accusati di aver inviato pacchi incendiari a diverse ambasciate Il nucleo anarchico che si attribuisce l’attentato si è dato il nome Olga, in onore di Olga Oikonomidou, anarchica greca, appartenente alla sigla Ccf (Cospirazione dei Nuclei di Fuoco/Federazione Anarchica Informale), detenuta nelle carceri elleniche dal 14 marzo 2011, come altri suoi compagni: Damiano Bolano, Giorgos Nikopoulos, Panayiotis Argyrou, Gerasimos Tsakalos, Michalis Nikolopoulos, anche loro citati nel volantino recapitato ieri al Corriere della sera, in cui tra le altre cose si minaccia «un’azione per ognuno di loro».
Gli anarchici greci del Ccf sono stati arrestati per l’invio di pacchi incendiari a diverse sedi di ambasciate avvenuto l’1 novembre 2010 e sono stati accusati di «formazione di un’organizzazione terrorista», «fornitura e fabbricazione di ordigni autoprodotti e materiale esplosivo», «possesso di ordigni e materiale esplosivo», e «causate esplosioni con potenziale pericolo per oggetti e vite umane nelle vicinanze». In particolare, secondo l’accusa, Damiano Bolano, Giorgos Nikolopoulos e Christos Tsakalos, sarebbero i leader della cellula: «Essi, insieme a Hatzimichelakis e altri sconosciuti, hanno dato vita alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco, nella quale prendevano le decisioni e occupavano posizioni di leadership. Il loro ruolo era fondamentale e decisivo circa l’acquisizione e la fornitura di materiale e altri mezzi usati dall’organizzazione per costruire improvvisati dispositivi esplosivi con il fine di distribuirli illegalmente, l’uso e la manutenzione degli appartamenti e dei magazzini come covi e posti per conservare le armi, così come la scrittura dei comunicati dell’organizzazione e la loro diffusione su Indymedia».
I detenuti anarchici sono da mesi impegnati in scioperi della fame contro il regime carcerario, a volte in collaborazione con i detenuti comuni, ottenendo la solidarietà della «Rete per i diritti sociali e politici», l’«Assemblea di Solidarietà», ma anche di Syriza e Antarsya, le due coalizioni di sinistra radicale, oltreché di «Alternativa degli avvocati di Atene». Olga Oikonomidou è tra i più tenaci nel denunciare i maltrattamenti subìti. Trasferita pochi giorni fa dalla prigione di Thiva, a quasi 60 chilometri da Atene, al penitenziario femminile di Diabaton a Salonicco per un’azione disciplinare, rifiuta di sottomettersi alla perquisizione corporeo, fatto che le è costato già dieci giorni nella cella di isolamento.

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