Fermate in due giorni 450 persone, 43 italiani

Zona rossa /CACCIA AI «BLOCKUPISTI»

Zona rossa /CACCIA AI «BLOCKUPISTI»
In attesa della manifestazione di sabato 19 maggio – l’unica autorizzata – contro la gestione della crisi finanziaria in Europa, venerdì in migliaia hanno disubbidito, come potevano, al divieto di manifestare a Francoforte nelle giornate lavorative, quando altrimenti si rischierebbe di turbare la routine delle banche commerciali, della borsa, della Banca centrale europea. Si sono ripetutamente formati raggruppamenti di centinaia di persone, in diverse zone della città, anche nella «vietatissima» Willy-Brandt-Platz, davanti alla Bce, o nei pressi della Bundesbank, o della fiera, regolarmente accerchiati o dispersi della polizia, che a sera vantava un «bottino» di 400 fermi. Gli agenti hanno aperto la caccia al «blockupista» già giovedì, con 150 persone portate in questura ( Polizeipräsidium ) e trattenute diverse ore. Tra loro, come ha confermato ieri la polizia, anche 43 italiani. Sottoposti a un «fermo preventivo» (per impedir loro di commettere infrazioni, come la partecipazione a manifestazioni non autorizzate), sarebbero stati tutti rilasciati entro le 23, con un foglio di diffida a metter piede nel centro di Francoforte fino alle 7 di sabato. Chi venisse sorpreso a contravvenire all’ingiunzione, rischia l’arresto fino a domenica, al termine della campagna di Blockupy-Frankfurt. Il sito www.ateneinrivolta.org ha registrato per telefono le testimonianze di alcuni fermati. «Nella tarda mattinata di giovedì, muovendo dal campus universitario di Bockenheim, abbiamo cercato di muoverci con un piccolo corteo – italiani e tedeschi – per raggiungere la protesta contro i divieti sulla piazza del municipio», racconta Natascia di Roma. «Stavamo trattando con la polizia, che sembrava disposta a lasciarci proseguire per piccoli gruppi. Ma ci ha ripensato. Ci ha accerchiato, identificato e portato in questura». «Ci hanno messo in due grosse celle, ciascuna per circa quaranta persone, una per le ragazze, una per i ragazzi», continua Enrico di Trento. «I poliziotti erano corretti, perfino gentili. Ci portavano da bere, da mangiare, ci accompagnavano a fare pipì». Ma questa correttezza, nel giudizio di Enrico, si accompagna a una tecnocratica inflessibilità del risultato repressivo. «Siamo rimasti chiusi per ore, senza capire bene perché, non avevamo fatto proprio niente». Tra i fermati anche Piero Maestri, portavoce nazionale di Sinistra critica. Come tutti i «diffidati», venerdì è rimasto al campeggio a nord di Francoforte, ma è in contatto con altri italiani – ne sarebbero arrivati tre-quattrocento – impegnati in centro nella partita tra guardie e blockupisti: «Se lo stato d’assedio preventivo, con i fermi di giovedì, mirava a svuotare le piazze, non è riuscito nell’intento. Le ripetute proteste di oggi, in violazione dei divieti, lo confermano». Maestri non ha notizia di nuovi fermi di italiani.

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