Caccia all’uomo tra la folla inferocita il quartiere: lo troveremo prima noi

Sale la tensione, sessanta sospetti segnalati dai cittadini alla polizia.  L’ultimo identikit: si cerca un maschio di mezza età , la mano offesa e il passo claudicante. La rabbia della gente: dateci quello schifoso, gli abbiamo già  fatto il processo 

Sale la tensione, sessanta sospetti segnalati dai cittadini alla polizia.  L’ultimo identikit: si cerca un maschio di mezza età , la mano offesa e il passo claudicante. La rabbia della gente: dateci quello schifoso, gli abbiamo già  fatto il processo 

BRINDISI – Quando ormai è sera, i calci e i pugni che colpiscono l´auto civetta della Polizia che lascia la Questura di Brindisi e su cui una piazza rabbiosa ha deciso che viaggi “il colpevole” di un´inchiesta che di colpevoli o indiziati ancora non ne ha, spiegano a che punto sia la caccia all´uomo nel suo giorno numero tre. Quali pericolosi umori la accompagnino. E come due fratelli del quartiere Sant´Elia, per sei ore, possano finire condannati dal giudizio inappellabile di una giuria popolare indistinta ed autoconvocata. Alimentata nelle sue convinzioni da un irresponsabile gioco di passa parola, gonfiato e amplificato da brandelli di indiscrezioni rilanciate dall´informazione “in tempo reale” che dà per certo quel che certo non è. Eccitata da un reality nero, da un salotto del crimine virtuale in cui ogni voce ha ora diritto di cittadinanza e in cui, soprattutto, ciascuno si sente protagonista e giudice.
I due fratelli figli di una famiglia di sei, hanno un nome e un cognome (che “Repubblica” ritiene di non dover riferire, né nelle iniziali, né nei nomi di battesimo), un privato e un aspetto fisico che li rende “compatibili” con testimonianze e fermo immagine delle telecamere. Uno, la mano offesa e il passo claudicante, è un perito elettronico con particolari competenze radio. L´altro ha una famiglia sfasciata alle spalle. Vivono insieme sotto lo stesso tetto, in una casa modesta non lontana dalla scuola, sul cui tetto svetta una lunghissima antenna. Da solitari. «Uno dei due ha una compagna conosciuta su internet», riferiscono i vicini. «Parlano poco», sussurra il quartiere. «Rispondono giusto al saluto». È sufficiente per una «verifica» investigativa che non è la prima (era toccato ad un ex militare dell´Aeronautica sabato scorso) e non sarà l´ultima. Non è abbastanza per un provvedimento giudiziario di alcun genere. Perché, per dirla con le parole di una qualificata fonte investigativa, «non si può far entrare un elefante in una 500». Perché le suggestioni non sono una prova. Ma è sufficiente per un assaggio di quello che questa storia rischia di diventare.
Soltanto nelle ultime ventiquattro ore – riferiscono ancora fonti inquirenti – le segnalazioni di chi ritiene di aver riconosciuto o di poter dare un nome e un cognome all´uomo del video «sono state almeno una sessantina, su altrettanti individui». E nessuna potrà essere evidentemente lasciata cadere nel vuoto. Ma immaginare che le ore, o forse i giorni che l´indagine ha davanti possano essere come il pomeriggio di ieri, comincia a seminare apprensione. Del resto – racconta uno degli investigatori del gruppo interforze impegnato nella caccia – «è come se la città intera avesse ormai acquisito un proprio identikit dell´assassino in fuga». Una sorta di attento collage di informazioni, ricavato dalla lettura dei quotidiani, dall´ascolto dei notiziari, per quello che l´indagine ha sin qui ritenuto di dover rilasciare in chiaro. Brindisi, insomma, cerca un «maschio», «di mezza età», con «la mano offesa», «il passo claudicante» e «un mestiere o comunque una competenza elettronica».
Insomma, in un meccanismo perverso, accade che un´indagine che ha bisogno necessariamente di alimentarsi di testimonianze e dettagli che la aiutino a progredire, rischi di essere rallentata, sporcata dalla massa di detriti che una parvenza di “ricordo” o semplicemente il risentimento cominciano a produrre. E non è un caso, allora, che la procura abbia ritenuto di non liberare dal segreto il video integrale registrato dalle telecamere del chiosco di cui pure è stata completata la “pulitura”. E che il lavoro di polizia e carabinieri stia procedendo con metodo, provando ad isolare la ricerca da ogni possibile “disturbo” del contesto. Sono state ad esempio stilate le liste complete di tutti i rivenditori di bombole del gas e di materiale elettronico a Brindisi e nell´immediato hinterland. Che vengono sentiti in queste ore insieme a chiunque, di mestiere, faccia o abbia fatto l´elettricista e vanti una passione o una competenza da radio-amatore.
Per altro, il tempo non sembra certo un alleato. Per la pressione che rischia di aggiungere. Per la serenità di giudizio e analisi che rischia di togliere. Non fosse altro per la minaccia che, ieri sera, saliva proprio da Sant´Elia, il quartiere di Brindisi con la maggiore concentrazione di pregiudicati della città. Quello da dove, nel pomeriggio, erano stati trasferiti in Questura i due fratelli. «A noi dovete darcelo – strillava un uomo affacciato in finestra nello stesso isolato appena visitato dalla polizia – Anzi, dovete sperare che non lo troviamo prima noi. Perché noi, a quello schifoso il processo glielo abbiamo già fatto».

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