Da decenni conservo gelosamente un librino che comprai a Parigi subito dopo il ’68: ha il formato dei fumetti di una volta, larghi e stretti come una “strip”, e contiene una raccolta di scritte sui muri del Maggio. Letti di seguito, sono un discorso. Ora qualcuno ha fatto lo stesso lavoro – rintracciabile su Facebook – con i cartelli delle manifestazioni degli indignados spagnoli, fino sabato scorso. Il loro discorso, come quarant’anni fa in Francia, è venato di ironia e di giochi di parole, di creatività , di poesia, come ha scritto “El Pais”, e insieme mostra una coerenza stupefacente, per un movimento che, a differenza di quello degli studenti di allora, è composito, plurale.
Da decenni conservo gelosamente un librino che comprai a Parigi subito dopo il ’68: ha il formato dei fumetti di una volta, larghi e stretti come una “strip”, e contiene una raccolta di scritte sui muri del Maggio. Letti di seguito, sono un discorso. Ora qualcuno ha fatto lo stesso lavoro – rintracciabile su Facebook – con i cartelli delle manifestazioni degli indignados spagnoli, fino sabato scorso. Il loro discorso, come quarant’anni fa in Francia, è venato di ironia e di giochi di parole, di creatività , di poesia, come ha scritto “El Pais”, e insieme mostra una coerenza stupefacente, per un movimento che, a differenza di quello degli studenti di allora, è composito, plurale. Come dice uno di quei cartelli, «Ora siamo di più e meglio disorganizzati». Vorrei elencarne un po’, senza commenti, tralasciando le virgolette e in qualche caso in spagnolo, per vedere l’effetto che fa.
Quando noi pazzi saremo di più, i pazzi saranno loro / Bisognava che cominciasse da qualche parte in qualche momento: quale luogo meglio di questo e quale momento meglio di ora? / E io che pensavo di essere l’unico a pensarlo / No somos antisistema, es el sistema que es antinosotros / Error 404: democrazia no found / Voti coca cola o voti pepsi? / Liberté egalité indignaté / Se non ci lascerete sognare noi non vi lasceremo dormire / Dov’è la sinistra? In fondo a destra / Solo un bacio mi chiuderà la bocca / Il potere ha due mani: la destra e la sinistra / Per quanto tu possa giocare bene al Monopoli, il denaro torna sempre alla cassa / Non siamo né di destra né di sinistra: siamo quelli da basso che se la prendono con quelli di sopra / La rivoluzione è dove stiamo / Siamo incinti di un futuro migliore / La testa è rotonda perché il pensiero possa cambiare direzione / (Due fumetti) «Si vede la luce in fondo al tunnel». «Siamo in un pozzo, idiota!» / Siamo spiacenti, qui non c’è un leader per poterci sconfiggere / Se i politici fanno il pagliaccio a noi pagliacci toccherà fare politica / (Finestra di Office) Che cosa vuoi fare con la politica spagnola? Sospendere. Spegnere. Riavviare / Voglio avere una bambina e chiamarla Islanda / Se votare cambiasse qualcosa, il voto sarebbe illegale / I quattro stati sono: 1. Solido 2. Liquido 3. Gassoso. 4. Poliziesco / Revolucion, te amo porque eres ardente y pacifica / Non abbiamo nome, non abbiamo leader e tanto meno abbiamo fretta / Non ho un iPad, né un iMac, né un iPhone, perché non ho iDenaro / Non c’è futuro, fattelo da te / No es que seamos muchos: somos TODOS / Siamo armi di costruzione di massa / Siamo stati figli del benessere ma non saremo padri del conformismo / Il sonno della banca produce mostri / Bancos sì, pero publicos y para sentarse (gioco sulla parola “banco”: banca e panchina) / Per un inferno più tiepido / Curati da solo! La tua malattia danneggia il nostro sistema sanitario.
A voler essere prosaici, si vede: dichiarazione di secessione dalla politica, citata in altri momenti come PPSOE (Pp più Psoe); indipendenza individuale e legame con gli altri che è una dichiarazione d’amore; convinzione che il futuro si costruisce facendolo; felicità di partecipare a una rivoluzione, senza fretta e senza violenza.
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