Quel mio saggio incompiuto sulla paghetta per i figli

Anticipiamo un brano tratto dall’ultimo libro di Enzensberger che ora esce in Italia. Chi, scrivendo un volume, pensa al conto in banca è già  perduto 

Anticipiamo un brano tratto dall’ultimo libro di Enzensberger che ora esce in Italia. Chi, scrivendo un volume, pensa al conto in banca è già  perduto 

Anche nella mia attività di scrittore ci sono stati dei fallimenti. Non mi riferisco a tirature o a qualche recensore poco bendisposto nei miei confronti. Riguardo a quelli tra i miei scritti che, come possono dimostrare i conteggi finali della casa editrice, vivono nell´ombra, non ho motivo per lagnarmi, né per pentirmi; perché la maggior parte di questi mezzi orfani continua a piacermi. Chi soffre a causa loro è soltanto l´editore, al quale rovinano gli affari; mentre l´autore ama questi prodotti di lusso. Chi scrivendo un libro pensa al conto in banca, è già perduto.
No, per uno scrittore il vero fallimento è qualcosa di diverso, scritto su un foglio invisibile, dove sono elencate le opere alle quali ha rinunciato. Rivelo malvolentieri di cosa trattavano i miei mostriciattoli e perché non abbiano mai visto la luce. Un solo esempio deve bastare.
Da molto tempo è per me fonte di irritazione il fatto che nelle nostre scuole conducano una vita larvale cose da cui nessuno viene risparmiato, ad esempio il diritto. Ne consegue che la maggior parte delle persone si spaventa quando si vede recapitare una lettera da un avvocato o, peggio ancora, una «notifica». («Se ai sensi dell´art. 178 par. 1 n. 3 o dell´art. 180 il recapito non è eseguibile, il documento da recapitare può essere depositato presso l´ufficio della pretura nella cui zona di competenza è situato il luogo del recapito. Sull´avviso è necessario lasciare una comunicazione scritta nell´apposito modulo all´indirizzo della persona alla quale deve essere recapitato, nel modo consueto con cui si procede al recapito della normale corrispondenza, oppure, ove ciò non fosse possibile, affiggerla alla porta dell´abitazione, del negozio o dell´istituzione pubblica. Con la consegna della comunicazione scritta il documento si considera recapitato»).
La persona normale è lasciata in balìa di queste e simili infamie senza possibilità di difendersi. Ma non è certo tutto qui quello che manca nel nostro ormai inadeguato sistema scolastico. Anche gran parte di ciò che ha a che fare con il denaro, nell´insegnamento è più o meno tabù. Suppongo sia una circostanza dovuta all´economia privata dei docenti, i quali sono notoriamente inamovibili e non devono darsi pensiero per il loro stipendio e la loro pensione. Gli scolari, nella migliore delle ipotesi, vengono illuminati sugli spiacevoli effetti secondari del capitalismo, ma di problemi valutari, bilancia dei pagamenti, quotazioni di borsa, cicli congiunturali, mercati finanziari e cose del genere fino all´esame di maturità si parla ben poco. Peraltro non solo la maggior parte dei passatempi degli adulti gira attorno alla grana, ma anche i loro figli fremono in attesa della prossima paghetta, cercano con perizia offerte speciali in Internet ed esercitano una vivace attività di scambio.
Forse sarebbe il momento, pensai, di porre riparo alla dieta quaresimale della scuola e di offrire ai ragazzi dai dodici ai diciassette anni che la devono subire un piccolo metodo di allenamento, non però sotto forma di libro di testo – i libri di testo sono l´ultimissima cosa di cui sentono la mancanza –, ma di racconto in cui compare tutto ciò che il loro orario non prevede; in una parola, l´economia. Non voleva essere una lettura obbligatoria, ma anzi una storia appassionante, divertente e un po´ cattiva. Non sarà poi così difficile, pensavo, e abbozzai una specie di romanzo nel quale tra l´altro figuravano un vecchio falsario, una giovane speculatrice, un avaro e uno scialacquatore. Ma dopo circa 150 pagine e un caotico dossier di idee mi arresi, fino a nuovo ordine. L´argomento si rivelò a tal punto pantagruelico che nessuna struttura narrativa sarebbe stata in grado di reggere una dismisura del genere.
Sul mio computer si può dare un´occhiata al rudere del mostruoso progetto, alle disiecta membra di un bestseller che finora, come molto altro, ho risparmiato al mondo. Tuttavia non posso promettere che la cosa finisca qui. In fondo si tratta di un lavoro per il quale non dipendo da direttori generali, produttori e responsabili dei programmi – un vantaggio che solo la letteratura può offrire. E poi la strategia migliore consiste probabilmente nel fare quello di cui si ha voglia.
Qui di seguito un breve estratto dal primo capitolo del libro, che portava il titolo provvisorio I soldi dei figli:
«Avevamo appena terminato otto anni di liceo sputando sangue, e cosa ci avevano cacciato in testa? Tutto, ma veramente tutto, sulla fotosintesi e sulla teoria della relatività, sul calcolo combinatorio e sull´olocausto. Ma sul denaro, neanche una parola.
Rapporto tra spesa pubblica e Pil, mercato finanziario, cicli congiunturali, politica monetaria: nulla di nulla!
– E che c´entra con il nostro viaggio in Portogallo?– Mercato finanziario, non farmi ridere! Certo che le spari proprio grosse! – gridarono tutti insieme.
È una cosa che mi sento dire spesso, solo perché a volte alzo la cresta senza preoccuparmi di quello che pensano gli altri. Ma non persi le staffe.
– Statemi bene a sentire, – proseguii. – Ogni volta che avete un problema di soldi, non importa che si tratti dei vostri straccetti, della vostra paghetta o, va bene, del nostro viaggio in Portogallo, fate la figura dei perfetti idioti, perché non ci avete mai riflettuto sopra per davvero. Perché non volete sentirne parlare neanche da lontano. Vero, mio caro Schlock? O semplicemente perché siete contrari, come il buon Niklas. E perché la nostra scuola imbalsamata naturalmente ha di meglio da fare che tenervi aggiornati sull´economia. Preferisce ingozzarvi con la biologia delle amebe o con le sonate per pianoforte. Posso dirvi perché i nostri insegnanti, quando stanno lì davanti alla classe, non parlano mai di soldi. Perché non ci capiscono un´acca neanche loro. Io ne so qualcosa, del resto il mio vecchio è il miglior esempio. Da quindici anni nient´altro che fisica e matematica. In compenso ogni mese si ritrova lo stipendio sul conto, e con questo amen. Al massimo qualche volta a casa si lamenta un po´ perché non bastano mai e perché ho di nuovo bisogno di scarpe da ginnastica o perché abbiamo un´ipoteca sulla baracca. Per il resto, aspetta con santa calma la pensione. A me questo non capiterà, posso garantirvelo!
– No naturalmente, – scattò Niklas. – Tu sei il nostro genio della grana. Il tuo ideale sarebbe poter fare la maturità in una banca. – Sempre meglio che nel nostro liceo, – dissi, – dove gli insegnanti ti imbottiscono il cervello di robaccia che non serve a niente».
© 2011 Suhrkamp Verlag, Berlin
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