Quando il corpo è il reato

LOMBROSIANAMENTE. Siamo arrivati a dover leggere in un dispaccio di agenzia «se la ‘nera’ non dovesse arretrare dalle sue posizioni…». La Nera è naturalmente la vicepresidente del senato Rosy Mauro, coinvolta nel malaffare che sta travolgendo i vertici della Lega. E se dalla prosa della cronaca transitiamo ai piani alti del giornalismo, ecco, con rinnovata passione lombrosiana, corsivisti e grandi firme affondare la penna non sul reato ma sul corpo, sfregiandolo (la badante, la strega, la terrona, mamma Ebbe, la virago), fino a insistere sulle sue mani rosse e nodose, come tocco finale di un rogo intellettuale.

LOMBROSIANAMENTE. Siamo arrivati a dover leggere in un dispaccio di agenzia «se la ‘nera’ non dovesse arretrare dalle sue posizioni…». La Nera è naturalmente la vicepresidente del senato Rosy Mauro, coinvolta nel malaffare che sta travolgendo i vertici della Lega. E se dalla prosa della cronaca transitiamo ai piani alti del giornalismo, ecco, con rinnovata passione lombrosiana, corsivisti e grandi firme affondare la penna non sul reato ma sul corpo, sfregiandolo (la badante, la strega, la terrona, mamma Ebbe, la virago), fino a insistere sulle sue mani rosse e nodose, come tocco finale di un rogo intellettuale. E’ lei, lei sola, lei soprattutto a inficiare il decoro delle istituzioni repubblicane, come se le aule parlamentari non fossero affollate da donne e uomini, non solo coinvolti in vicende poco commendevoli, ma persino condannati dai tribunali della repubblica.
Rosy Mauro non ha ricevuto al momento neanche un avviso di garanzia e quando pure le arrivasse una richiesta dei magistrati avrebbe pur sempre diritto all’habeas corpus. Se invece si invocano le dimissioni anche semplicemente per quel che emerge dalle inchieste in corso, allora non si capisce come mai l’invocazione della rispettabilità di palazzo Madama non la reclama nessuno quando le carte giudiziarie tirano in ballo uomini in posizioni altrettanto istituzionali. Invece l’insultometro si scatena perché al centro della scena c’è la preda perfetta, il capro espiatorio di un celodurismo trasversale che alimenta l’escalation mediatica. Come se questa donna fosse la discarica in cui sversare veleni, furori, sensi di colpa, nel tentativo di placare la rabbia popolare alimentata da una corruzione politica dilagante, dentro e fuori la Lega (dalla tomba della Margherita ieri sono saltati altri 13 milioni). In poche ore sono state raccolte diecimila firme per farla dimettere.
Quando si dice che stiamo assistendo a una Tangentopoli al cubo, sappiamo che il contraccolpo non sarà un pranzo di gala. E dal lancio delle monetine siamo passati alla lapidazione.

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