“Andate nelle piazze e non a fare shopping” l’ultima lite sul 25 aprile

Venticinque aprile, la lotta di liberazione ora si combatte contro lo scontrino. La battaglia ai negozi aperti – estesa a anche al primo maggio – mobilita i sindacati, fa serrare i ranghi degli esercenti e spezza il fronte dei sindaci. Se a Firenze Matteo Renzi fu l’apripista un paio di anni fa delle saracinesche spalancate nei giorni di festa, a Milano Giuliano Pisapia difende oggi «le ricorrenze che ciascuno ha il diritto di celebrare» applaudito dalla leader della Cgil Susanna Camusso: «È un ottimo sindaco».

Venticinque aprile, la lotta di liberazione ora si combatte contro lo scontrino. La battaglia ai negozi aperti – estesa a anche al primo maggio – mobilita i sindacati, fa serrare i ranghi degli esercenti e spezza il fronte dei sindaci. Se a Firenze Matteo Renzi fu l’apripista un paio di anni fa delle saracinesche spalancate nei giorni di festa, a Milano Giuliano Pisapia difende oggi «le ricorrenze che ciascuno ha il diritto di celebrare» applaudito dalla leader della Cgil Susanna Camusso: «È un ottimo sindaco». A Napoli Gianni De Magistris invita a distinguere fra un 25 aprile in cui i negozi possono restare aperti e un primo maggio «che è invece un giorno sacro, perché il diritto al lavoro è garantito dalla Costituzione».
Tenta di mettere d´accordo tutti l´assessore di Aosta Patrizia Carradore («Sarà festa anche con i negozi aperti»), che lascia ai commercianti piena libertà. E sulla questione del 25 aprile per una volta si ritrovano unite Rifondazione Comunista – che a Udine distribuisce volantini con su scritto «Andate al mare o fate una gita, ma disertate i centri commerciali» – e la Fiamma Tricolore Destra Sociale che, come riferisce Il Messaggero Veneto, ha annunciato per oggi un banchetto di fronte a un centro commerciale di Martignacco «contro le aperture nei giorni di festa previste dallo Stato e dalla tradizione Cristiana popolare».
Il paradosso è che per semplificare e rendere uniformi le regole del commercio nei giorni di festa, il governo Monti ha recentemente liberalizzato gli orari e i giorni di apertura dei negozi. Il risultato, a giudicare dalle ricorrenze in arrivo, è piuttosto un´Italia dei campanili in cui ogni Comune e Regione emana le proprie direttive. E in cui queste direttive vengono poi puntualmente disattese dai commercianti proprio in virtù del fresco provvedimento. È questa la trama che ci si attende a Milano, dove le parole di Pisapia non hanno convinto Federdistribuzione a rinunciare agli incassi dei giorni di festa. A Venezia la linea di demarcazione fra negozi aperti e negozi chiusi passa addirittura all´interno del Comune, con le grandi catene autorizzate all´apertura e gli ambulanti del mercato costretti a restare a casa.
A frenare l´invasione delle ricorrenze civiche da parte dei supermercati ci provano anche i sindacati. In molte città, fra cui Roma e Bologna, le sigle hanno indetto scioperi contro l´apertura nei due giorni di festa (anche per dare copertura legale a chi vuole restare a casa contro la volontà del datore di lavoro). A Trieste Cgil e Cisl si sono rivolte direttamente ai clienti, invitandoli a disertare i negozi. E a Udine migliaia di volantini sono stati distribuiti fra i commessi: «Decidi tu stesso delle tue giornate» per «resistere ai soprusi dei datori di lavoro».
A Bologna la battaglia delle rappresentanze dei lavoratori si combatte a colpi di sciopero, ma anche col richiamo ai valori dell´Italia libera: «Pensare che anche il 25 aprile e il primo maggio diventino giornate di shopping significa far retrocedere di decenni la nostra comunità» afferma la Cgil in un comunicato. Né i sindacati della città smettono di ricordare l´episodio di quel tavolo convocato con gli esercenti lo scorso 4 marzo – di domenica appunto – in cui a presentarsi fu solo uno dei rappresentanti dei commercianti. Preoccupato per lo scarso rispetto delle festività oggi è anche il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, secondo cui «l´uomo non è una realtà unidimensionale. Ci sono i temi del lavoro, quelli del riposo e quelli dell´incontro sociale». Mentre il vescovo di Udine, dalle colonne del Messaggero Veneto, ha invitato a «coltivare interessi più alti rispetto alle passeggiate nei centri commerciali».
Paese che vai, orientamento che trovi. In Veneto i sindacati dei commercianti invitano a prendersi un giorno di riposo. A Palermo la Uil ricorda che «in una condizione di gravissima crisi, ostacolare le aperture nei festivi non è fare gli interessi dei lavoratori». A Pisa il Consiglio comunale ha approvato una mozione di Rifondazione Comunista che fa appello a “Resistenza e diritti dei lavoratori che non possono essere barattati all´ideologia del consumismo”. Di tutt´altro parere è il capogruppo della Lega a Palazzo Marino, Matteo Salvini: per lui il 25 aprile coincide con San Marco. E a San Marco nulla vieta di fare la spesa.

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