ESPERANZA SPALDING. Chi ha avuto modo di assistere alla prima apparizione live di Esperanza Spalding nella su territorio italiano non può che esserne rimasto folgorato. Affascinante, una cascata di riccioli neri su un fisico minuto aggrappata a un contrabbasso, una voce usata come strumento e soprattutto tanta grinta e classe da vendere.
ESPERANZA SPALDING. Chi ha avuto modo di assistere alla prima apparizione live di Esperanza Spalding nella su territorio italiano non può che esserne rimasto folgorato. Affascinante, una cascata di riccioli neri su un fisico minuto aggrappata a un contrabbasso, una voce usata come strumento e soprattutto tanta grinta e classe da vendere. La giovane artista di Portland, confermava quindi quanto di buono aveva proposto nei suoi primi due album Juno (2006) e soprattutto in Esperanza (2008) il suo primo vero confronto con la ribalta internazionale. Da quel momento non si è più fermata, un terzo disco Chamber Music Society, che l’ha imposta anche sulla scena americana, grazie a un Grammy ottenuto come «miglior artista esordiente» (facendo impazzire i fan della baby pop star Justin Bieber che concorreva nella stessa sezione…), e ora un quarto lavoro, Radio music society (Universal), che se è possibile ne amplia lo stile e diversifica gli obiettivi. Una raccolta – come spiega la stessa musicista che ribadisce così un passo avanti nella sua personale ricerca musicale: «Se in Chamber music society avevo voluto dedicarmi maggiormente a una visione da camera del jazz, in questo capitolo mi sono concentrata sull’analisi jazzistica di una forma canzone e a melodie che comunemente vengono definite pop». Bassista, cantante, arrangiatrice produttrice, la Spalding si muove quindi sicura in ambito jazz ma la profonda cultura musicale le permette agevolmente di spostarsi su territori neo soul, costruendo ballate avvolgenti e dinamiche. Nel cd – con qualche concessione al mainstream ma senza mai mettere in discussione l’eleganza del metodo d’approccio – dieci nuove tracce e due versioni Endangered Species di Wayne Shorter (superba e per la quale compone delle liriche su un pezzo, inciso nel 1985 e compreso nel disco Atlantis, originariamente solo strumentale)- duettato con Lala Hataway – e I can’t help it di Stevie Wonder. Vague suspicions è una delle punte più alte del disco, giocato su un robusto lavoro di contrabbasso e una interpretazione vocale di forte impatto su un testo antimilitarista, che parla dei morti civili durante la guerra: «Forse il tuo cuore è mosso da pietà per i morti – canta Esperanza – e un vago sospetto si fa strada nella tua testa. Faccio parte della guerra? E che cosa fa dio perché tutto questo non accada?».
E ancora Land of the Free, dedicata a quanti stanno scontando una pena carceraria ingiustamente, mentre la penetrante Black gold riporta ai tempi del black power e si rivolge ai giovani americani perché «prendano consapevolezza della loro eredità». Ricco di contaminazioni, Radio Music society permette alla Spalding confronti decisamente più soul come in City of roses co-prodotta insieme alla stella hip-hop Q-Tips. Nella versione deluxe una sezione video, disponibile anche in versione digitale e in dvd.
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