Il partigiano aggredito: «Un brutto segno, bisogna resistere»

Intervista a Mario Bottazzi. Parla l’aggredito: «Solo provocatori, gruppi che nella Roma di Alemanno trovano sponda»

Intervista a Mario Bottazzi. Parla l’aggredito: «Solo provocatori, gruppi che nella Roma di Alemanno trovano sponda»


M io fratello era del ’25 e quelli della sua età, nella Repubblica di Salò, se non si presentavano venivano fucilati. Salì in montagna, io, più giovane, decisi di andargli dietro, non potevo fare altrimenti». Ecco, quando fece la sua scelta Mario Bottazzi, il partigiano insultato alla vigilia del 25 aprile, aveva sedici anni, più o meno l’età di quei tre ragazzi di Lotta studentesca che lo hanno contestato. «Una provocazione premeditata e meschina», si amareggia lui, che della testimonianza nelle scuole ha fatto una ragione di
vita. «Altro che favole».
Come è andata?
«Erano tre, hanno srotolato lo striscione. Poi mi hanno chiesto: “Lei cosa dice dell’assassinio di quel prete a Rimini dopo la Liberazione?”. Volevano provocare: dimostrare che i partigiani erano delinquenti. Li conosciamo bene, per questo abbiamo allertato il commissariato». Chi sono? Cosa li spinge a contestare una storia che non conoscono?
«Un tempo pensavo che fosse per ragioni familiari. Ma non è così. In questi anni abbiamo visto nascere grup-
pi di tutti i tipi a Roma. Non c’è solo Casa Pound. Quelli che mi hanno contestato si arrabbiano se gli dici che sono di Casa Pound. Il punto è che nella Roma di Alemanno trovano sponda. Non c’è iniziativa che non corrano a contestare con migliaia di manifesti: chi glieli dà i soldi?».
Lei aveva più o meno la loro età quando è diventato partigiano?
«Non avevo ancora compiuto 16 anni. Venivo da una famiglia di antifascisti. Mio padre era stato licenziato dall’Arsenale militare dove lavorava come meccanico perché non aveva la tessera del fascio…».
Cosa ricorda del 25 aprile?
«Per noi a Piacenza il giorno della Liberazione fu il 28: gli alleati restarono fuori, lasciando che fossimo noi partigiani a entrare per primi, un riconoscimento del ruolo che aveva svolto la lotta partigiana».
Che valore ha oggi quella lotta?
«Abbiamo sconfitto i tedeschi e il fascismo, ci siamo messi nella condizione di ricostruire un Paese che allora era totalmente distrutto. Il regime ci aveva portato al disastro». Che pensa della decisione di tenere aperti i negozi anche il 25 aprile. «Sono anche quelli attacchi al 25 aprile. Ha fatto bene Pisapia a non accettare la cosa. C’è ancora da resistere».

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