I rifugiati nella fabbrica di Primo Levi

Settimo, via al restyling: ospiterà  un centro d’accoglienza, un teatro e un museo    Lo scrittore lavorò alla Siva 30 anni Dall’ex opificio dove nacque “La chiave a stella” partiranno i treni della memoria 

Settimo, via al restyling: ospiterà  un centro d’accoglienza, un teatro e un museo    Lo scrittore lavorò alla Siva 30 anni Dall’ex opificio dove nacque “La chiave a stella” partiranno i treni della memoria 

Fondata a Torino nel febbraio del 1945 dall´imprenditore biellese Federico Accati, la Siva, fabbrica di vernici e affini, venne trasferita a Settimo Torinese, in via Leinì 84, nel 1953. Primo Levi vi lavorava dal 1948 e, al momento dello spostamento dello stabilimento nei pressi dell´autostrada per Milano, fu nominato direttore tecnico. In seguito divenne direttore generale. Quando lasciò l´azienda, nel ´77, era ancora un consulente. Quello del chimico, del resto, come scrisse, era il «mestiere quotidiano». Il «rapporto che lega un uomo alla sua professione», disse in un´altra occasione, «è simile a quello che lo lega al suo paese». Alla Siva trascorse quasi trent´anni, lì concepì libri come “La chiave a stella” e “Il sistema periodico”. La fabbrica dell´hinterland, dunque, rappresentò una parte importante della sua vita.
Chiusa nel 1999, l´industria di vernici è rimasta, frammento tra i frammenti di archeologia industriale, sempre in via Leinì. La palazzina della direzione, dove c´era l´ufficio dello scrittore, rischiava però di cadere a pezzi e di scomparire. Proprio nel giorno in cui si è ricordato Levi a venticinque anni dalla morte, avvenuta l´11 aprile del 1987, il sindaco di Settimo, Aldo Corgiat, ha annunciato che presto ne comincerà la ristrutturazione. Per ora ci sono oltre 300 mila euro a disposizione, ricavati da finanziamenti del Senato e del Comune stesso. Occorrerà poi trovarne altri. Intanto, però, si parte. E il progetto c´è già. Nel rispetto dell´autore di “Se questo è un uomo” e de “I sommersi e i salvati”, del testimone dell´inferno dei lager e del letterato, dell´uomo che amava il suo «mestiere quotidiano» e dell´indagatore degli umani abissi, l´edificio della direzione diventerà, come spiega il sindaco Aldo Corgiat, un «contenitore» della memoria che innerva il presente e il futuro.
Vi troverà posto «un museo interattivo», ovviamente dedicato al Levi chimico e al mondo del lavoro, ma anche, e soprattutto, un centro declinato «sui temi della legalità, dell´accoglienza per le vittime dalle mafie e per i rifugiati, in particolare quelli politici». Vi saranno pure uno spazio teatrale e un punto vendita dei prodotti di Libera, provenienti dai terreni sequestrati alla criminalità. È un collegamento ideale con il pensiero e con l´opera di Levi, inoltre, che ha la sua sintesi nella volontà di fare della ex fabbrica di vernici il luogo di partenza dei treni della memoria, attraverso cui decine e decine di studenti sono andati a visitare, a capire, i campi di sterminio, la banalità del male. Tanto che la gestione complessiva del progetto di Settimo è stata affidata a Terra del Fuoco. Si tratta dell´associazione che ha promosso quei viaggi nei lager nazisti e che, partecipando alla ristrutturazione e al risanamento della Siva, darà lavoro ai «sommersi» e agli oppressi del mondo di oggi.

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