Chiomonte, torna la “zona rossa” forze dell’ordine in preallarme

Il prefetto ha firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso nell’area.  Il Sap: “Al processo chiederemo risarcimenti per milioni”   

Il prefetto ha firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso nell’area.  Il Sap: “Al processo chiederemo risarcimenti per milioni”   

Torna la tensione in Val di Susa. Mercoledì mattina è infatti il giorno fatidico di quelli che il movimento No Tav chiama «espropri» e che per Ltf sono invece «occupazioni temporanee» di alcune zone comprese nel tracciato della linea dell´Alta velocità. Un appuntamento tanto atteso che potrebbe essere l´occasione per un nuovo confronto violento degli oppositori al Tav con le forze dell´ordine che presidiano la valle. La strategia del movimento sarà decisa questa sera dall´assemblea riunita a Giaglione. Probabilmente l´assemblea si concluderà con una fiaccolata che dovrebbe approdare sino alla recinzione del cantiere di Chiomonte.
La preoccupazione delle forze dell´ordine però si accentra soprattutto su domani mattina. Alle otto infatti saranno convocati nel cantiere i proprietari delle aree oggetto di «occupazioni temporanee» per firmare i documenti richiesti. Tra loro ci sono però alcuni noti No Tav e il momento della firma potrebbe l´occasione tanta attesa per violare la recinzione del cantiere. L´ordinanza emessa dal prefetto è scaduta il 31 marzo ma è stata prontamente rinnovata e quindi la violazione dell´area dei lavori resta un reato. Sino ad oggi la zona «rossa» del cantiere Ltf è stata quotidianamente presidiata da circa quattrocento uomini tra polizia e carabinieri. Numeri che sono però destinati a salire se l´assemblea di stasera dovesse decidere di tentare ancora il taglio delle reti. «Non abbiamo però notizia di arrivi da altri parti d´Italia anche se i tam tam dei No Tav hanno chiamato tutti a raccolta. E´ però presto per capire se, come altre volte, avremo l´arrivo in valle di personaggi a rischio», spiegano carabinieri e polizia, sottolineando che ogni previsione può essere azzardata. «Il cantiere è ormai recintato – ammette qualcuno degli investigatori – e presidiato. Di fronte all´impossibilità di avvicinarsi il movimento potrebbe ripiegare sulla strategia messa in atto negli ultimi tempi e tornare a bloccare strade e autostrade».
Di certo dopo gli arresti e la chiusura indagini e soprattutto dopo le polemiche per la campagna contro il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli il movimento appare un po´ appannato. In più ieri il consigliere nazionale per il Piemonte del Sap, il sindacato autonomo della polizia, Massimo Montebove ha annunciato l´intenzione della sua organizzazione di costituirsi parte civile ai processi contro i No Tav coinvolti nelle indagini. «Arriverà il momento della giustizia per i No Tav che la scorsa estate hanno messo a ferro e fuoco la valle, ferendo oltre 200 appartenenti alle forze dell´ordine. Pagheranno anche economicamente visto che come sindacato saremo parte civile e chiederemo pesantissimi risarcimenti – ha spiegato Montebove – ci sono stati danni per milioni di euro perché oltre al ferimento di persone e alla distruzione di cose occorre considerare anche le spese per l´apparato della sicurezza che lo Stato è stato costretto a mettere in piedi, i risarcimenti morali e materiali per agenti e cittadini feriti, i mancati introiti di bar, negozi e alberghi».

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