Amnistia e libertà , la marcia radicale parte dal carcere

Non si sarebbe potuto scegliere un luogo più simbolico di Regina Coeli per collegare la «Seconda marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà » alla festa di commemorazione per la Liberazione dal nazifascismo. Quelle celle che videro segregati numerosi partigiani, a cominciare da Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, padri costituenti della Repubblica, sono purtroppo ancora oggi luoghi di violazione dei diritti umani.

Non si sarebbe potuto scegliere un luogo più simbolico di Regina Coeli per collegare la «Seconda marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà » alla festa di commemorazione per la Liberazione dal nazifascismo. Quelle celle che videro segregati numerosi partigiani, a cominciare da Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, padri costituenti della Repubblica, sono purtroppo ancora oggi luoghi di violazione dei diritti umani. Perché in quel carcere, sovraffollato e lesivo della dignità personale come ogni altro penitenziario italiano, si consuma quella che il vecchio leader radicale Marco Pannella chiama «la flagrante opera di carattere tecnicamente criminale da parte dello Stato». In quelle celle si rende evidente l’inefficienza della giustizia italiana che dispone il carcere preventivo per quasi il 45% dell’attuale popolazione penitenziaria e che al contempo nel 2010 ha dovuto registrare circa 141.500 procedimenti conclusisi con la prescrizione del reato.
E dunque proprio da quel luogo simbolico partirà questa mattina alle dieci la Seconda marcia organizzata dal Partito Radicale e promossa da un numero sterminato di associazioni, sindacati, enti culturali e religiosi, singoli cittadini, parlamentari e rappresentanti di istituzioni e di partiti. A scorgere l’elenco delle adesioni sembra quasi che il provvedimento tampone dell’amnistia sia oggi – come pure nel 2005, ai tempi della Prima marcia promossa dai Radicali – soluzione condivisa trasversalmente, quasi a portata di mano. Da don Gallo all’imam Pallavicini, dalle associazioni Antigone e A Buon Diritto all’Ucoii (l’Unione delle comunità islamiche d’Italia), dalla Cgil nazionale (ieri è arrivato il messaggio di Susanna Camusso che però non sarà presente alla marcia) al Sidipe (sindacato dei direttori penitenziari), da Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Cassazione, a Rita Levi Montalcini, da Jo’ Squillo a Giuliano Amato, passando per i garanti dei detenuti regionali, una lunga lista di giornalisti e testate compreso il manifesto: l’elenco è interminabile. E poi decine di deputati, senatori, sindaci e consiglieri provinciali e comunali di ogni schieramento, tranne della Lega. Ma soprattutto c’è perfino l’ex Guardasigilli Nitto Palma che ha sempre considerato l’amnistia un provvedimento «irrealizzabile», «non politicamente percorribile», e ovviamente si è guardato bene dal ridiscutere quelle leggi criminogene, come la Fini-Giovanardi, responsabili del sovraffollamento carcerario. Forse, quando prenderà la parola, tra gli altri, dal palco di Piazza San Silvestro – d

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